Renzi è tornato! La politica italiana è nelle sue mani, come non mai

Andare al voto sarebbe folle. Serve un Governo istituzione, con tutti quelli che ci stanno. Poi si taglino i parlamentari, e si vada al referendum: siano gli italiani a decidere”.

E’ Matteo Renzi, che per anni aveva detto “Mai coi 5S!”, a dettare la linea al Pd e alla nuova coalizione che si sta profilando insieme a grillini e Forza Italia per scongiurare il ritorno alle urne voluto da Salvini.

Le dichiarazioni di Beppe Grillo sono sulla stessa lunghezza d’onda renziana: “Altro che voto, dobbiamo salvare l’Italia dai nuovi barbari, accordo subito“, anche col Pd, anche con Forza Italia.

E pensare che proprio il Pd e Forza Italia sono stati i bersagli di violentissimi attacchi del M5S; fu proprio su quei “vaffa” urlati contro i “pidioti” e Berlusconi e l’odio politico nei loro confronti che nacque il MoVimento.

“Se Matteo Renzi è una metastasi dalla quale finalmente il mio corpo è riuscito a liberarsi, Salvini è uno che sta facendo le cose, per davvero” diceva Grillo. Ma nel giro di un giorno Salvini è diventato il pericolo n.1 per la democrazia italiana (“Dobbiamo salvare l’Italia dai nuovi barbari“) sebbene il M5S in un anno abbia rinunciato a quasi tutti i suoi cavalli di battaglia pur di stare al Governo con la Lega per cinque anni e abbia consentito l’approvazione di tutte le leggi di Salvini accreditate dai suoi detrattori come “fasciste” e “razziste”.

Il M5S, che per Statuto non potrebbe allearsi con nessun partito ed è sempre stato contro i Governi tecnici, in 16 mesi rischia di fare governi politici e tecnici con tutti i partiti dell’arco parlamentare: la Lega, Pd, Forza Italia, Leu. Gli mancherebbe Fratelli d’Italia, solo perchè è la Meloni a voler star fuori dall’ipotetico Governo istituzionale. In un’intervista la grillina Roberta Lombardi lo riconosce senza tanti fronzoli: “Prima eravamo più schizzinosi. Era un altro genere di Movimento. Oggi, dopo aver governato con la Lega, penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù”.

Tutto resettato dentro il M5S.

Tutto resettato anche dentro il Pd.

Il segretario nazionale Nicola Zingaretti, che trionfò alle primarie con il 70% sul 12% del candidato renziano Giachetti, si era espresso per il voto: “Ora bisogna ridare la parola agli italiani. Occorre una nuova visione e un nuovo programma.”

Ora tace. Parla solo Renzi. E’ Renzi, che fino a qualche giorno fa doveva uscire dal Pd per fondare un nuovo partito, a decidere per il Pd, non più Zingaretti, perchè la grande maggioranza dei parlamentari è renziana essendo stata scelta dall’ex segretario.

Chi si dissocia da Renzi è Carlo Calenda, proprio colui con il quale Renzi avrebbe dovuto dare vita al nuovo partito di centro: “E’ folle quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più, nel frattempo levare le castagne dal fuoco con un governo tecnico che dovrebbe fare una manovra lacrime e sangue, votandola assieme al Movimento 5 Stelle e a Forza Italia per avere infine Salvini al 60%. Oltre alle elezioni perderemmo anche l’onore“.

Difficile dare torto a Calenda: in questo caos totale se tra un anno il centrodestra sarà al 60% chi si stupirà è un fesso.

Una cosa è certa: Renzi è tornato, alla grandissima!

Non ha più il 41% dei consensi, ma gestisce un’arma ancora più potente: il terrore dei parlamentari renziani, grillini e berlusconiani di tornare al voto.

Paradossalmente, nel periodo in cui la sua reputazione politica è ai minimi storici, la politica italiana è nelle sue mani, come non mai.

Andrea Marsiletti

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