Rifugiati, “bisogna fare di più”

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29/06/2010

Laura Boldrini è testimone e simbolo del lavoro per i rifugiati e gli immigrati, ma l’invito che le ha rivolto la Provincia a venire a Parma per presentare il suo libro “Tutti indietro” ha anche un’altra ragione. L’ha spiegata l’assessore provinciale Marcella Saccani nell’incontro di saluto con i presidenti della Provincia Vincenzo Bernazzoli e del Consiglio provinciale Meuccio Berselli. Un’occasione, prima di quella pubblica, per uno scambio di doni e la condivisione di alcune riflessioni.
Non è un caso che a organizzare questa iniziativa sia stato l’assessorato alle Pari Opportunità della Provincia. Laura Boldrini è una figura femminile a tutto tondo, con una forte identità, rappresenta un modello di come stare sul campo, una donna forte che difende una parte del mondo, impegnata in una battaglia così dura e importante sui diritti di tutti e che rappresenta in questo modo l’idea che le donne ci sono e si misurano con temi rilevantiha detto Saccani ricordando il valore del lavoro svolto da laura Boldrini per i rifugiati e richiedenti asilo, un campo in cui anche a parma e nel territorio vi sono forti esperienze di volontariato di riferimento anche nazionale.
Laura Boldrini, rispondendo a una domanda della stampa, ha poi svolto alcune considerazioni su questo tema, oggetto anche del libro che ha presentato alla Biblioteca Alpi, istituzione che ha collaborato con la Provincia all’organizzazione dell’iniziativa.
Il Palazzo non ha aiutato il Paese a capire il cambiamento della società e che nell’era della globalizzazione la risposta non può essere tutti indietro. Perché non è così che si risolvono le questioni. Tutti indietro è una ricetta che poteva andare bene in altri tempi, forse cinquant’anni fa. Oggi con il mondo globalizzato è tutto interconnesso e quindi bisogna stare al passo con la contemporaneità. – ha detto la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHRC) intervenendo sul tema dell’accoglienza – Tutti indietro è una ricetta non contemporanea che paralizza il Paese e ne blocca anche le capacità politiche in termini di gestione del fenomeno in ambito europeo.
L’Italia ha tutte le carte in regola perché ci sia una via italiana all’integrazione, perché la nostra identità nazionale è basata sullo scambio, sul crocevia, sulla contaminazione. Oggi questa via italiana non viene messa in atto. Si respinge e si risolve respingendo, ma vuol solo dire spingere più a sud il problema. Il respingimento mina il diritto di asilo in Italia”.
Secondo i dati citati da Laura Boldrini in Italia nel 2008 ci sono state 31mila domande d’asilo, nel 2009, con i respingimenti, il numero è crollato 17mila. Intanto si continua a fuggire dai paesi come la Somalia o l’Eritrea, da tanti altri paesi dove non c’è democrazia.
In Italia, secondo l’ultimo rapporto statistico dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, ci sono 55 mila rifugiati, 600mila in Germania, 280mila nel Regno Unito, 200mila in Francia. “I numeri parlano di un fenomeno circoscritto e gestibile sul quale è però scesa una cortina fumogena, come se la verità dei numeri venisse oscurata per far spazio all’allarmismo. Riportiamo le cose alla realtà. Ragioniamo su questo perché è’ difficile che un rifugiato possa rifarsi una vita in Italia oggi. – ha detto Boldrini spiegando i tanti ostacoli rischiano di fatto portano all’emarginazione della persona che chiede asilo.
Nelle grandi città italiane gran parte dei rifugiati vive in condizioni di pesantissima indigenza e lasciare che questo accada crea tensione sociale. Bisogna investire di più per evitare la tensione sociale che naturalmente si crea quando ci sono condizioni di degrado, investire per trovare il modo per dare un avviamento all’autonomia dei rifugiati. Possiamo fare di più rispetto a quello che succede oggi”.

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