Roberti: “Cosa dice la Regione sul mall di Baganzola?”

Come noto, negli scorsi giorni Legambiente, WWF, ADA e Manifattura urbana hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Parma e si apprestano a presentarne altri due alla Corte dei Conti regionale e all’Anac, ai fini di fare chiarezza sulla vicenda del mancato aggiornamento del piano di rischio aeroportuale da parte del Comune di Parma, che già 6 anni fa avrebbe dovuto procedere ad adeguare gli strumenti urbanistici alle vigenti norme ENAC che regolano la sicurezza aeroportuale. Tale adeguamento avrebbe comportato il riconoscimento dell’incompatibilità tra l’aeroporto stesso ed il mega centro commerciale Parma Urban District, per il quale invece è rimasto in vigore il Piano Urbanistico Attuativo approvato nel 2010.

Interviene sulla questione la consigliera comunale del Gruppo Misto Roberta Roberti: “E’ necessario che il sindaco e l’amministrazione facciano chiarezza sulle ragioni del rinvio di tale adeguamento, che ora il Comune di Parma si è impegnato a realizzare sulla base di una perizia commissionata ad un soggetto esterno. La nota con cui è stata liquidata la questione non è affatto esaustiva e chiarisce assai poco di quanto accaduto nel 2012. Non premurarsi di fugare ogni dubbio sulle circostanze potrebbe suscitare il sospetto che il piano rischi non sia stato aggiornato per garantire gli interessi dei privati coinvolti nella costruzione del Mall, destinato ad avere un pesantissimo impatto sul territorio non solo dal punto di vista ambientale, considerando la nuova massiva opera di cementificazione prevista tra strutture e infrastrutture, ma anche dal punto di vista socioeconomico, visto che il Mall impatterà in modo molto grave sulla qualità della vita degli abitanti dell’area di Baganzola, ma anche sul tessuto commerciale cittadino, contribuendo alla crisi dei piccoli esercizi del centro storico. Parlare di mega mall e di grande aeroporto fa tornare col pensiero a quella Parma da bere partorita dalla megalomania e dagli interessi privati di menti “raffinate”, che tanti debiti e tante pesanti eredità ci hanno lasciato”, prosegue la Roberti.

“A questo punto, fermare la costruzione del Mall significherebbe dover rimborsare i circa 20 milioni di euro che i privati interessati hanno speso per le opere di urbanizzazione della zona, oltre alle penali che comporterebbe la revoca dei permessi a costruire. Nel migliore dei mondi possibili, questi soldi non dovrebbero gravare sulle casse del Comune e quindi dei cittadini, ma sulle tasche di chi, se fossero dimostrate responsabilità individuali, ha mancato di adeguare a tempo debito al piano rischi gli strumenti urbanistici ed ha quindi impedito che i permessi fossero revocati. Nel migliore dei mondi possibili le imprese costruttrici del Mall si farebbero guidare da attenzione ai beni comuni e lungimiranza, visto che i centri commerciali sono destinati a divenire investimenti fallimentari: lo si può verificare semplicemente dando uno sguardo alle condizioni di Parma Retail o a quanto sta accadendo negli USA, dove i centri commerciali stanno chiudendo uno dopo l’altro, soffocati dalla reciproca concorrenza, dalla crisi e soprattutto dal commercio on line. Purtroppo sappiamo che sono evenienze più uniche che rare quelle in cui chi ha sbagliato paga di tasca propria i favoritismi verso amici e compagni di affari, così come è più unico che raro vedere imprenditori rinunciare a guadagni immediati in favore del bene collettivo. Eppure è indispensabile chiarire se ci siano ancora margini per bloccare la costruzione del mall, destinato a diventare probabilmente nell’arco di una quindicina d’anni l’ennesima cattedrale nel deserto oggetto degli studi di architetti e urbanisti sulla rigenerazione urbana.”

Chi verrà più probabilmente sacrificato nell’adeguamento del piano rischi sarà l’aeroporto: si dovrebbero definitivamente abbandonare il progetto di ampliamento della pista e la trasformazione del Verdi in aeroporto cargo e dunque si decreterebbe la fine dello scalo parmigiano. “E ci guadagneremmo tutti”, sostiene la Roberti, “avremmo risparmiato denaro destinato ad un’opera fallimentare, sicuramente non destinata al traffico passeggeri come si auspicava, fortemente impattante dal punto di vista ambientale sulla vita dei quartieri limitrofi e dell’intera città; avremmo evitato di ritrovarci con 17 milioni di soldi pubblici (12 della Regione e 5 del Comune) gettati al vento. Considerato che gli stessi soci privati della Sogeap sono assai restii ad investire denaro in un’opera dal destino tanto incerto, sarebbe un bel guadagno per Parma e i suoi cittadini. Un po’ come era successo tanto tempo fa con il folle progetto della metropolitana urbana, qualcuno obietterà che “perderemmo” i 12 milioni regionali. Non li perderemmo affatto, eviteremmo di buttarli in un’opera dannosa e inutile.”

A proposito però di questi 12 milioni promessi da Bologna, la consigliera si chiede come abbia potuto la Regione Emilia Romagna prevedere al buio lo stanziamento di 12 milioni di euro per l’aeroporto di Parma, come si sia potuta considerare strategica per la regione un’opera già in partenza incompatibile col territorio di riferimento e palesemente fuori dalle normative vigenti. “I nostri amministratori regionali quando stanziano fondi, cioè i nostri soldi, sanno di cosa stanno parlando? Ed è questa l’oculatezza con cui vengono invitati i comuni, tra i quali il nostro, a stanziare fondi pubblici? Gli esposti presentati da Legambiente, WWF, ADA e Manifattura urbana, ai quali vanno il nostro plauso, sostegno ed interesse, faranno il loro corso. Nel frattempo, preoccupati anche per la nuova pessima legge urbanistica regionale che di fatto consentirà altro consumo di suolo, noi vorremmo chiedere al Presidente della Regione Bonacini una presa di posizione chiara sul destino del mall e soprattutto dello scalo aeroportuale di Parma, sul quale si è permesso di intervenire in modo tanto invasivo ed entusiasta, ma evidentemente altrettanto avventato”, conclude la Roberti.

Roberta Roberti
Consigliera comunale di Parma– Gruppo Misto

lombatti_mar24