Salsomaggiore ovvero la fine di Forza Italia (di Paola Mecarelli)

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Paola Mecarelli

Una vittoria elettorale può anche trasformare una evidente farsa in una tragedia di natura politica.

La dirigenza territoriale di Forza Italia nelle recenti elezioni comunali di Salsomaggiore si è inflitta un formidabile autogol, rivelatosi un micidiale boomerang senza precedenti. Iniziamo col ricordare che il mio lavoro di coordinatrice cittadina aveva condotto il partito a ottenere l’8 % alle politiche del settembre 2022. Alle amministrative del maggio 2023 (vale a dire neanche sei mesi più tardi), dopo avermi costretto alle dimissioni e aver affidato il partito ad altra persona, FI ha ottenuto il 5,6%.

Questa percentuale, anche se in netto calo rispetto al risultato delle politiche, ha tuttavia consentito la fortunosa vittoria al primo turno del centrodestra, perché sappiamo che il ballottaggio è sempre un’altra imprevedibile elezione. Ciò nonostante FI è stata esclusa dall’esecutivo di governo della città termale, non avendo il nuovo sindaco chiamato in giunta nessun esponente azzurro. Bella riconoscenza! E il capolavoro si è completato con l’elezione di un consigliere comunale appartenente al Popolo della Famiglia, al quale si deve comunque riconoscere la correttezza di non aver mai nascosto la sua appartenenza politica.

E così, nella prima seduta del Consiglio Comunale il consigliere eletto grazie alla base elettorale di FI, ha elargito l’elemosina del trattino (“Popolo della Famiglia-Forza Italia”) nella definizione dei gruppi consiliari. Insomma una sorta di agente multiprodotto. FI quindi non ha nessun assessore in Giunta e, quando necessario, si farà prestare il consigliere comunale. Situazione kafkiana.

È pur vero che le circostanze paradossali non sono nuove alla fantasiosa dirigenza di FI. Va detto infatti che, poco prima della campagna elettorale, fu scelto un coordinatore provinciale a noleggio temporaneo, ossia Pietro Vignali. Egli, dunque, entrava in Consiglio Comunale a Parma vestendo la giacca del civico e, uscendone, infilava quella di FI dove era anche stato candidato alle ultime politiche.

Insomma, la vocazione ai rappresentanti multiprodotto è una costante.

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In realtà bisogna rivelare quale fosse il vero obiettivo di tale operazione. La dirigenza territoriale di FI voleva semplicemente consegnarsi mani e piedi agli altri partiti della coalizione, in particolare a Fratelli d’Italia, anche se ciò significava perdere la propria identità e la propria dignità di forza politica. Quella forza politica che il Presidente Berlusconi continua a indicare come determinante e alla quale attribuisce il valore di “partito popolare italiano”. Ed è con questo in mente che la sottoscritta aveva lavorato nel ruolo di commissario cittadino, insieme a un gruppo di persone che per 3 anni si erano impegnate a ricostruire FI con dispendio di energia, tempo e idee, mettendoci la loro competenza e la loro passione per fare in modo che il partito, piuttosto provato nella nostra provincia, ricominciasse da Salsomaggiore.

Ma tutto questo non ha interessato neppure il livello regionale e nazionale che ha invece manifestato la completa non conoscenza del territorio, utilizzato solamente per effimere passerelle. A questo punto non mi restavano che le dimissioni, anche se con rammarico, perché ho sempre ritenuto FI il contenitore ideale del centro moderato e cristiano che i sondaggi dicono essere richiesto da un terzo degli italiani.

Oggi la fotografia della situazione purtroppo mi dà ragione: FI a Parma e Provincia sta scomparendo. I responsabili, che sul nostro territorio hanno disatteso le aspettative e la visione del fondatore, se sono persone corrette, facciano almeno un esame di coscienza.

Paola Mecarelli