Salvini contro tutti, come l’ultimo Robespierre (di Andrea Marsiletti)

Salvini fa paura.

Finora ha ucciso tutti i suoi nemici sconfiggendoli in campo aperto o logorandoli mese dopo mese.

Non fosse altro per spirito di sopravvivenza o, più modestamente, per spirito di poltrona, non ci si può sorprendere se oggi i suoi avversari siano disposti a qualsiasi cosa pur di abbatterlo. Stati europei, poteri economici, giornali, partiti (anche alleati), cospiratori interni si sono compattati dall’altra parte della barricata, incuranti della loro storia, coerenza o reputazione… perchè “primum vivere, deinde philosophari”.

Basti pensare che il Pd e il M5S, che da soli sarebbero stati annientati dall’Armata leghista, stanno procedendo a passi da gigante verso un’alleanza strutturale, fin nell’Umbria dove la giunta regionale del Pd era caduta a colpi di arresti conseguenti alle denunce degli stessi grillini. Probabilmente si metteranno insieme anche in Emilia Romagna, che fino a ieri il M5S vedeva come l’emblema del Sistema Pd da abbattere a ogni costo. Sembra persino che Zingaretti voglia proporre in Calabria un candidato governatore dei 5 Stelle per non sacrificare sul piatto Bonaccini. Un’ulteriore prova del patto politico contro la Lega.

La situazione che oggi vive Salvini ricorda quella di Robespierre, icona della Rivoluzione Francese. Questi creò un clima di terrore per il quale nessuno poteva più sentirsi al sicuro, anzi, ciascuno temeva di diventare un possibile bersaglio e una futura vittima, in particolare dopo che era stato ghigliottinato Danton, anch’egli “avvocato del Popolo”, e uno dei rivoluzionari più amati.

Allora come oggi “primum vivere”.

I nemici di Robespierre iniziarono a reagire. Innanzitutto mettendo in giro la voce che egli volesse “pieni poteri” per restaurare la monarchia e imporre sul trono il primogenito e quindi l’erede del Re Sole, Luigi Carlo, di nove anni, per poi proclamare se stesso reggente del Regno di Francia. Altri lo screditavano con la menzogna che finanziasse l’anziana predicatrice, Catherine Theot, che profetizzava che Robespierre fosse il nuovo Messia.

Si arriva all’estate del 1794, il 26 luglio. Non siamo in spiaggia ma alla Convenzione. In quell’occasione Robespierre denunciò una cospirazione contro la Repubblica e la sua sovranità, con mandanti interni ed esterni alla Francia, evocando punizioni esemplari per alcuni deputati che, a suo giudizio, avrebbero abusato nei loro poteri.

Tali minacce crearono scompiglio tra i membri della Convenzione. Tutti avevano paura, poiché Robespierre non aveva fatto i nomi dei traditori e quindi ciascuno temeva che potesse essere la sua testa quella che finiva sotto la lama della ghigliottina.

Il giorno successivo, il 27 luglio, era evidente che il clima fosse mutato radicalmente, quando il discorso del temutissimo braccio destro di Robespierre, Saint-Just (l’apologeta del Terrore che entrò nella storia con la frase “Maximilien, smettiamo di riempire le carceri, iniziamo a riempire i cimiteri”) venne ripetutamente interrotto da violenti proteste.

Robespierre fu colto impreparato ed esitò nel replicare a questi attacchi, e quando lo fece non fu così efficace come in passato. Ad un certo punto nell’aula si levò il grido “C’est le sang de Danton qui t’étouffe” (“È il sangue di Danton che ti soffoca”) e la situazione precipitò: la Convenzione mandò i militari ad arrestare e poi ghigliottinare Robespierre e i suoi fedelissimi. Senza processo, come aveva insegnato lo stesso Incorruttibile.

Impedire che tutti gli altri si compattino contro di te, nello stesso momento e alla morte, è uno dei primari insegnamenti della Storia.

Come diceva Antonio Gramsci, “la storia insegna, ma non ha scolari”.

Andrea Marsiletti

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