Sanità, nuovi strumenti per la “svolta” (di M. A. Arcidiacono)

Siamo al punto critico per la sanità.

Non significa che è crisi ma che in questo momento serve la forza per la svolta, cambiando pochi aspetti strategici si può recuperare tutto il valore di un sistema della salute che molti paesi ci invidiano.

Occorre quindi migliorare la condizione degli operatori sanitari per aumentare la produttività e diminuire in modo sensibile i costi di gestione con un risultato finale che vedrebbe un miglioramento assolutamente importante nella soddisfazione del paziente e degli operatori stessi.

I test condotti finora su 65mila lavoratori confermano alcune tendenze, migliorando le condizioni di lavoro e alleviando lo stress da lavoro si risparmiano 3 miliardi di euro, più di quanto chiesto al settore Sanità per risanare i conti pubblici.
Lo studio rivela che i malati da stress sono scesi dal 25% al 10% in breve tempo, grazie a un trattamento più adeguato, così da aumentare la produttività e diminuire di conseguenza i costi. Migliorando il clima interno la soddisfazione dei pazienti fa segnare un balzo in avanti con un +47%, risultato pressoché inimmaginabile.

Un terzo di assenze per malattia in meno è invece il risultato delle stesse misure anti-stress secondo i dati Inps.

Viene quindi da chiedersi quali siano queste “manovre” miracolose che possono essere riassunte in tre fasce. La modalità di approccio alle problematiche interne può occupare il primo posto, con il miglioramento della conflittualità interna, del senso di appartenenza all’azienda e della partecipazione dei dipendenti con un conseguente miglioramento delle relazioni fra gli stessi.
Conciliare il rapporto vita-lavoro diviene quindi fondamentale, fornire asili per i dipendenti, flessibilità in entrata e uscita, eventuali rimodulazioni al part-time e bus-navetta. In questo senso anche la considerazione del fattore maternità che colpisce, oltre al personale femminile in attesa di parto, anche i colleghi che per un lungo periodo devono solitamente sobbarcarsi ulteriore lavoro visto che le lavoratrici in maternità non vengono sostituite, a causa della politica di austerity imposta dai tagli alla sanità pubblica.

Di grande importanza anche le iniziative messe in campo da ogni singolo azienda che vedono il personale al centro di uno o più percorsi formativi finalizzati all’inclusione e al concetto di condivisione dell’obiettivo.

Nuovi strumenti, nuove possibilità.

Il potenziamento della sanità del territorio emiliano-romagnolo va nello stesso senso descritto finora, e diviene un segnale forte di stimolo all’uscita dal periodo critico.

Sono in arrivo 400 stabilizzazioni, in gran parte medici, mentre sono già state assunti circa 5mila lavoratori che portano il turno over al 115% secondo Sanità Emilia Romagna. E’ in via di ampliamento anche il numero di borse di studio per i medici specializzandi, così da migliorare ancor di più l’offerta, a quanto ha affermato l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna Sergio Venturi.

C’è di più perché la stessa Regione stanno lavorando per dare vita alla sanità del futuro nel comparto bolognese con il Documento Forme di Integrazione visibile al sito www.ctss.bo.it.

Il “progetto”, per chiamarlo con un termine riduttivo, propone quattro punti fondamentali: il primo prevede la formazione di un Organo di governo comune fra le Aziende Sanitarie metropolitane così da raccordare ospedale e territorio in una risposta più pronta e più efficace alle esigenze del pubblico.

Il secondo punto prevede invece la creazione di un Consorzio, come soggetto giuridico autonomo, in cui le Aziende Sanitarie fanno confluire le risorse necessarie per le attività e le funzioni di interesse comune.

Una nuova Azienda Ospedaliero-Universitaria è invece quanto prevede il terzo punto, così da divenire il centro per il trattamento di patologie complesse in cui far confluire le alte specialità del Policlinico Sant’Orsola e dell’Azienda USL di Bologna affermandosi quindi come polo nazionale di riferimento per la ricerca e la didattica.

Infine, il quarto punto, prevede un nuovo tipo di Azienda Sanitario-Universitaria in grado di divenire un polo ospedaliero di riferimento al cui interno sono contenuti i livelli territoriali per didattica e ricerca.

La fase di ascolto prenderà il via a settembre 2018 per terminare entro fine anno. I nuovi strumenti dei nuovi modelli organizzativi arriveranno invece in un secondo tempo anche se sono già stati parzialmente definiti, con la proposta di rafforzamento del ruolo dei Direttori di Distretto e dei Dipartimenti interaziendali in ambito metropolitano. I primi avranno a disposizione un budget che preveda le risorse per le prestazioni ospedaliere di base oltre al controllo in tema di indirizzo, coordinamento e verifica dei risultati. Per i secondi invece si va verso mandati e competenze più forti così da poter definire gli obiettivi comuni da parte delle aziende coinvolte.

L’Organo strategico di governo metropolitano sarà invece composto dai direttori generali delle quattro Aziende Sanitarie, così da non disperdere quanto fatto nel tempo e le competenze acquisite, tra cui verrà scelto un coordinatore. Il nuovo sistema dovrà godere di un nuovo assetto normativo regionale così da divenire pienamente operativo e poter fissare in autonomia gli ambiti di interesse comune, sempre in accordo con le parti interessate fra cui Regione e Università.
In definitiva si punta su un accentramento delle parti comuni per concentrare al massimo le capacità e diminuire i costi favorendo efficenza e tempi di intervento. Parametri che, per loro natura, potrebbero portare importanti risultati in tempi brevi.

Marco Alfredo Arcidiacono

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