
09/05/2012
Qualche considerazione sulle elezioni comunali di Parma.
Si può dire, senza per questo mancare di rispetto al committente Gazzetta di Parma, che il sondaggio della società Acron specializzata in ricerche alimentari che solo un mese fa dava il Movimento 5 Stelle al 3,4% (alle elezioni ha poi preso il 20%) e Ghiretti al 4,2% (che invece ha raccolto il 10,1%) era carta straccia? Si, si può dire. Speriamo almeno lo abbiamo pagato poco.
Il grillino Federico Pizzarotti è il grande vincitore di questo primo turno. Ha saputo assecondare con abilità e competenza il vento della rabbia e della protesta che spira fortissimo e che ha portato al M5S una marea di consensi di persone a cui non interessano i loro comunicati stampa, i video, gli incontri nei quartieri perché a tal punto disincantati e incazzati da considerare come unica utilità del voto quella di abbattere il Sistema. Pensare che quei voti derivino dai punti programmatici locali del M5S (che nessuno a Parma saprebbe elencare, se non, al più, la contrarietà all’inceneritore) sarebbe un atto di grande presunzione.
Nei prossimi 15 giorni di ballottaggio Pizzarotti, a mio avviso, non deve quindi avere la coda di paglia, mettersi a fare il rassicurante, elencare le sue propostine come un bravo scolaretto… no, come diceva Mao, “la rivoluzione non è un pranzo di gala, non è un ricamo, la rivoluzione è un atto di violenza” e, come ammoniva l’arcangelo della morte Saint-Just, il compagno più vicino a Robespierre nel Comitato di salute pubblica della Rivoluzione francese e sostenitore convinto del Terrore e della ghigliottina, “chi fa le rivoluzioni a metà si scava la tomba”.
Il terremoto-Pizzarotti rischia di far passare Bernazzoli come lo sconfitto di questo primo turno elettore. Così non è stato: in questo clima di antipolitica incassare il 40% dei consensi con 10 candidati in campo portando 4.000 voti in più delle liste che lo sostenevano è un buon risultato. Bernazzoli ha fatto la sua parte, “alla Bernazzoli”, con le sue frasi noiose, con la banalità di una comunicazione tanto bonaria da risultare zuccherosa, melliflua, stucchevole, a volte deprimente.
Gli sconfitti stanno da un’altra parte: Zorandi, ridicolizzato dagli scandali nazionali della Lega, Buzzi, nonostante si sia battuto come un leone, e Ubaldi.
Ubaldi esce a pezzi da queste elezioni, chiudendo nel modo peggiore la sua carriere politica, compromettendo l’immagine complessiva del suo operato da sindaco. Fin da subito è diventato il capro espiatorio e il responsabile primo delle scelte sbagliate compiute in questa città, più di chiunque altro. Lui non ha avuto la lucidità e la modestia per comprendere, prima di candidarsi, che i parmigiani non lo volevano più. Vignali, se si fosse candidato, avrebbe raccolto meno del 16% del consenso?
Ghiretti è il terzo vincitore di questo primo turno. Superare il 10% dei voti con una lista organizzata in un paio di mesi è stato un ottimo risultato conquistato sulla persona del candidato riconosciuta come perbene, onesta, di cui ci si può fidare. L’idea di città che avesse in mente Ghiretti a me rimane poco chiara, al di là dello stare tutti uniti, di fare squadra, di fare le cose in modo normale, con serenità.
Se il ballottaggio sarà tra le figure di Bernazzoli e Pizzarotti è possibile che voteranno, se andasse di lusso, gli elettori del primo turno e allora Pizzarotti avrebbe poche chance.
Se il ballottaggio sarà lo scontro finale tra la “vecchia politica” e la “nuova politica”, tra la conservazione e la rivoluzione, con un nuovo comizio di Grillo che porterà in Piazza altre 10.000 persone, col traino delle Tv e dei giornali nazionali sul fenomeno M5S in Italia e a Parma… beh, in questo contesto per “la madre di tutte le battaglie” potrebbe andare a votare anche chi è rimasto a casa al primo turno … e allora Bernazzoli, per dirla come Battisti, si troverebbe ad essere lo scoglio che deve arginare il mare, in tempesta.