La battaglia contro il Coronavirus non si sta combattendo solo negli ospedali ma anche nei servizi residenziali e nelle abitazioni degli anziani in assistenza domiciliare.
Sono lì che risiedono le persone più fragili e vulnerabili al contagio.
E’ lì che la cooperazione sociale combatte in trincea in questa emergenza sanitaria mondiale.
Tra cento, mille problemi. Le operatrici socio-assistenziali che si ammalano, le difficoltà nel reperire il personale per sostituirle (reclutato dagli ospedali), i turni faticosissimi.
E’ un’assistenza che in queste settimane richiede un supplemento di umanità e di supporto psicologico, visto che le strutture sono chiuse all’esterno per limitare le possibilità di contagio. Gli ospiti possono essere raggiunti dalle loro famiglie solo al telefono o con delle videochiamate.
I gestori ricercano mascherine e altri sistemi di protezione, come noto purtroppo difficili da reperire per gli ospedali… figuriamoci per gli altri.
Abbiamo intervistato Paola Basoni, coordinatrice della cooperativa Proges dei servizi domiciliari e residenzialità leggera del Distretto Sud Est.
Che settimane state vivendo?
Le assistenti sociali hanno ridotto i servizi al minimo indispensabili dando la priorità agli interventi rivolti ad anziani soli e alle situazioni più gravi. Cerchiamo di limitare le situazioni di possibili contagi. Molti interventi sono stati disdetti dagli stessi utenti che per motivi precauzionali hanno deciso di proseguire da soli. Alcuni Comuni stanno lavorando con una riduzione sensibile di personale per malattia, e chi è rimasto viene aiutato in tutti i modi per proseguire l’assistenza.
I quattro centri Diurni del territorio Neviano, Tizzano, Lesignano e Langhirano sono stati chiusi quasi tutti fin da subito e alcune operatrici a casa si sono rese disponibili per proseguire su altri servizi richiesti dai Comuni quali spese/commissioni per i cittadini o per sopperire ai turni in Comunità. Le quattro Comunità alloggio di Tizzano, Corniglio, Palanzano e Neviano sono state quelle che hanno sofferto di più sia per la mancanza di personale che per le situazioni di contagio. Sono stati molti i ricoveri di anziani e le situazioni di quarantena preventiva che inevitabilmente hanno bloccato il sistema.
Quali sentimenti incontrate quando entrate nelle case degli anziani?
Entriamo in una sorta di micro-mondo fatto di abitazioni stranamente più silenziose e di televisioni spente. I loro sguardi sono persi nel vuoto quando varchiamo la loro porta coperte con mascherine camici e guanti. Sanno che siamo noi, riconoscono la nostra voce, ma non siamo più le persone conosciute. Ci chiedono informazioni su cosa sta succedendo fuori. Non è facile trasmettere parole di sicurezza e serenità, quando noi per prime abbiamo paura.
Quali precauzioni adottate per non essere contagiati e per non essere voi stesse, a vostra insaputa, diffusori del contagio?
Proprio questa mattina ho parlato con una collega di Monchio delle Corti che mi chiedeva come dovesse comportarsi nei confronti di una famiglia che, cercando di aiutarla, restava intorno a lei a osservarla e passandole il materiale. La nostra operatrice sapeva bene che questo comportamento fosse scorretto, ma aveva paura di offenderli chiedendo loro di rimanere a distanza. Le ho consigliato di spiegare la necessità di avere maggiori spazi di azione e che le alternative erano di restare in un’altra stanza mentre lei operava, oppure di indossare una mascherina in sua presenza. Per tutte le ragazze abituate ad avere rapporti non solo con gli assistiti, ma a prendersi carico di tutta la famiglia, diventa difficile spiegare e modificare i comportamenti.
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E’ cambiato qualcosa nel rapporto, anche a livello emotivo, tra voi e le famiglie in questa emergenza sanitaria così drammatica?
Credo che i rapporti stiano subendo grossi cambiamenti. Io per prima sento di essere profondamente segnata da quello che percepivo come punto di forza: mi riferisco alla solidità dei gruppi di lavoro, alla solidarietà dei colleghi, alla vicinanza dei collaboratori. E’ come se un setaccio avesse fatto piazza pulita di chi crede in te e ti segue e chi invece ha pensato prima di tutto a se stesso. Paradossalmente proprio le persone che avevi considerato meno affidabili si sono rivelate le più preziose.
Quali interventi sarebbero necessari da parte delle varie Istituzioni pubbliche per agevolare il vostro lavoro in trincea?
I servizi che seguiamo sono fondamentali e non si possono mai fermare.
Una cosa importante credo sia la sinergia creata tra l’Ufficio di Igiene Pubblica dell’Ausl, il nostro Ufficio Sicurezza e il Coordinamento della cooperativa che ha determinato una maggior chiarezza nelle procedure che stiamo adottando a tutela degli operatori e degli anziani che ogni giorno visitiamo.
Andrea Marsiletti