“Sì alla grande Emilia”

31/07/2012
h.11.40

Il riordino delle Province deve avvenire principalmente attraverso criteri di omogeneità territoriale e non solo in base a criteri esclusivamente demografici. La proposta di creare un’unica Provincia per l’Emilia, la grande Emilia costituita da Modena, Reggio, Parma, Piacenza ma anche Ferrara, potrebbe essere, in tal senso, una proposta interessante da valutare con attenzione.
La regione Emilia-Romagna sarebbe così suddivisa in tre macroaree: la grande Emilia, Bologna città metropolitana e la grande Romagna.
Tale soluzione risponde infatti a due esigenze: ridurre sensibilmente il peso degli apparati amministrativi e quindi degli oneri derivanti in materia di spesa pubblica; ridurre i costi derivanti dalla moltiplicazione delle sedi istituzionali.
L’accorpamento delle Province non può però eludere un altro problema fondamentale: quello della necessaria soppressione degli “orpelli” amministrativi rappresentati dalle Unioni comunali. Una volta terminata l’operazione province, si dovranno eliminare i privilegi delle regioni a statuto speciale, accorpare le piccole regioni con criteri di superficie e numero di abitanti, anche i comuni dovranno avere almeno diecimila abitanti. Nel giro di qualche anno ridisegneremo senza lotte di quartiere, la cartina geografica della nuova Ialia.
Gli stessi tagli vanno realizzati anche nella sanità pubblica, luogo dove impera il “poltronificio” della sinistra.
Nella Regione Emilia Romagna vi sono ben 17 apparati amministrativi che operano nel campo della sanità pubblica, tra Aziende Asl e Aziende Ospedaliere, Reggio Emilia ne è un chiaro esempio con la sede dell’arciospedale S. Maria Nuova in v.le Umberto e quella dell’Usl in via Amendola.
Un doppione che comporta spese aggiuntive di milioni di euro all’anno. Anche in questo settore è necessario un riordino ed una riduzione degli apparati con la soppressione dei duplicati nella stessa città.

Fabio Filippi

lombatti_mar24