Soliani: “No ad un decreto iniquo e ancora inadeguato”

05/03/2009

“Avevamo visto giusto, il decreto sulle quote latte mantiene, di fondo, tratti di ingiustizia e iniquità”. Ne è convinta la senatrice del Pd Albertina Soliani che insieme ai senatori del suo gruppo parlamentare afferma: “Resta la nostra convinzione: il decreto è un condono a favore delle pochissime aziende che in spregio alle regole dell’Unione Europea e al dettato della legge 119 del 2003 si sono mosse nell’illegalità. L’assegnazione delle quote spetta prima a chi ha pagato, a chi si è indebitato per mettersi in regola, a chi ha fatto sforzi veri e dopo a chi ha affittato, cercando anche forme diverse ma comunque onerose per regolarizzarsi, non mescolando affittuari e splafonatori, come invece rimane stabilito nel decreto”.
Abbiamo chiesto soprattutto – sottolinea Soliani – la rinuncia ai contenziosi. Non c’è Paese al mondo dove lo Stato fa un patto con gli imprenditori, condona, concede, riammette ciò che era inammissibile, avendo dall’altra parte chi con una mano si prende il beneficio e con l’altra continua e non rinuncia ad una guerra legale”.
“Esprimiamo soddisfazione del fatto che la Commissione bilancio abbia confermato ciò che abbiamo sempre sostenuto e cioè che per poter usufruire della rateizzazione è necessario mettersi in regola e rinunciare espressamente a qualsiasi contenzioso legale pendente.
Ma – continua – siamo costretti anche a registrare l’ennesimo rifiuto da parte del governo in merito alla nostra richiesta di finanziamento del Fondo di solidarietà per le assicurazioni”.
“Insomma, questo decreto, pur accogliendo pochi ma non sostanziali emendamenti del Pd, rimane largamente al di sotto delle nostre aspettative e di quelle di vasta parte del mondo produttivo”.
A Zaia i parlamentari del Pd della commissione Agricoltura rivolgono una critica: “E’ singolare che un ministro della Lega Nord che predica il federalismo, tolga poi alle Regioni le competenze che già avevano per legge. Per questi motivi – concludono i senatori del PD – abbiamo detto no a una legge che rinnega i fondamentali principi di equità e giustizia”.

lombatti_mar24