
Mentre le “manovre alleanziste” del centrosinistra le conosciamo nei dettagli, con tanto di documentazione fotografica degli incontri tra Pd ed Effetto Parma pubblicate sui giornali, nulla si riesce a scrutare sul fronte del centrodestra.
Sì, nelle chat degli addetti ai lavori gira il nome di un possibile candidato sindaco civico (a mio avviso davvero un bel profilo), ma si sa poco o niente, forse per la giusta riservatezza o forse perchè la coalizione è ancora piantata e in alto mare.
In questi anni il centrodestra di Parma si è caratterizzato per una critica e disistima continui e radicati nei confronti dell’Amministrazione di Effetto Parma. Sembra passato un secolo da quando quegli stessi partiti invitavano pubblicamente o sottotraccia a votare Pizzarotti contro il candidato del Pd al ballottaggio.
Ma sparare contro i pizzarottiani non basterà alla Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (a livello nazionale quotati al 50% dei consensi) per vincere le comunali del 2022, perchè con ogni probabilità non sarà più questa esperienza amministrativa l’avversario da sconfiggere.
Dando per scontato che il tavolo Pd-Effetto Parma si concluderà con un documento unitario nel nome della sostenibilità, della solidarietà, della transizione ecologica e di altre parole d’ordine politicamente corrette, il Pd non imposterà la prossima campagna elettorale sulla continuità con l’Amministrazione Pizzarotti nè tantomeno su un referendum sul suo operato. Nel nome di “guardiamo avanti, al futuro della città”, c’è fin da dubitare che si pronunceranno nel merito dei dieci anni di Pizzarotti, rispetto ai quali nè i consiglieri nè il partito hanno mai espresso un giudizio complessivo sufficiente e positivo. Anche a giudicare dalle recenti e ferme posizioni del Gruppo consiliare, non credo lo faranno adesso.
Del resto il tanto invocato modello Bonaccini che sta alla base del tavolo Pd-Effetto Parma altro non è stato che il classico centrosinistra guidato da un candidato Pd con l’aggiunta della classica lista civica del Presidente (tra l’altro deludente nel risultato) all’interno della quale Pizzarotti ha inserito due nomi, insieme ai candidati di Azione, Italia Viva e Dem. Niente di speciale, direi.
Al centrodestra, pertanto, è richiesto uno sforzo aggiuntivo sui contenuti e sui programmi, perchè l’antipizzarottismo è un bersaglio che non ci sarà più; altro non è che sparare dalla parte sbagliata, dove non ci sono i veri avversari.
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Un pò come accadde nell’assedio di Vienna della fine del 1600.
Il gigantesco esercito ottomano comandato dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha era impegnato a far saltare le mura della città, convinti che fosse la presa di Vienna il vero ostacolo alla conquista dell’Europa cristiana. Commisero l’errore di non fortificare le difese alle loro spalle, e proprio quando pensavano che si stesse aprendo una breccia nelle mura e di poter finalmente entrare, arrivarono da dietro le truppe guidate dal re polacco Giovanni III Sobieski. Furono gli Ussari alati, l’elite delle forze della cavalleria polacca, reclutati tra i ranghi della nobiltà polacco-lituana, maestosi con quei supporti di legno ornati da sontuose ali pennute e nelle loro corazze scintillanti, a infliggere perdite enormi e a salvare l’Europa infedele dall’invasione turca.
Il centrodestra ha 6-7 mesi per riorganizzarsi in un impegno programmatico e in una nuova strategia comunicativa: attaccare il sindaco per le sue mosse politiche o i suoi assessori per la sicurezza piuttosto che per il degrado servirà a poco.
E rischiano di fare la fine dei musulmani a Vienna… per loro sarebbe una beffa, nella beffa.
Andrea Marsiletti