Sull’inceneritore nulla cambia, Legambiente insoddisfatta

Legambiente è insoddisfatta dell’accordo raggiunto tra istituzioni e Iren. Cambiare tutto, nella forma, perché nulla cambi nella sostanza. Il nuovo accordo per l’inceneritore ricorda le parole di Don Circostanza, l’avvocato di Fontamara, romanzo di Silone: mettete 10 lustri invece di 50 anni e vedrete che i cafoni si calmeranno. Ma i cittadini di Parma non sono cafoni che possono essere presi in giro con giochi di parole.

Il nuovo accordo è sostanzialmente identico a quello precedente che ha consentito a IREN di bruciare nell’inceneritore di Ugozzolo 160.000 tonnellate di rifiuti sia nel 2016 che nel 2017.

La sbandierata autolimitazione a 130.000 tonnellate riguarda i soli rifiuti solidi urbani che potranno provenire dai territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia come è già previsto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti. Al di fuori di questo limite, l’inceneritore potrà bruciare rifiuti urbani di provenienza extra-regionale previa autorizzazione della Regione. Ma soprattutto potrà bruciare rifiuti speciali come già sta avvenendo.

Nel 2017 sono state infatti bruciate oltre 23.000 tonnellate di rifiuti speciali tra rifiuti sanitari, fanghi di depurazione e il cosiddetto combustibile da rifiuto, ovvero le plastiche non riciclabili raccolte con la differenziata. E negli anni prossimi potranno pure aumentare, visto che non si prevede alcuna precisa limitazione quantitativa e che l’autorizzazione a funzionare al massimo carico termico non viene rimessa in discussione.

Sotto questo aspetto, in particolare, Legambiente giudica del tutto insoddisfacente l’accordo raggiunto. Ad ogni modo, nell’interesse dei cittadini, l’associazione ambientalista chiede che sia attivato un Osservatorio di controllo che a cadenza periodica valuti la situazione e informi la cittadinanza. Osservatorio aperto agli organismi di rappresentanza del territorio.

Come Legambiente Parma continueremo ad informare i cittadini sui dati e sulle cose che non vanno nella nostra città perché non ci interessa l’immagine o la reputazione costruite su basi fittizie: ci interessa la tutela dell’ambiente, della salute e della legalità che non si fanno certo con la propaganda. O raccontando che 10 lustri sono meno di 50 anni.

Ufficio Stampa Legambiente

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