Terme, l’intervento della Mecarelli

23/02/2009
h.16.00

A proposito delle recenti considerazioni da parte di molti esponenti politici circa la situazione delle Terme a Salsomaggiore e Tabiano, abbiamo assistito alla replica da parte del management termale. Mi sembra doveroso far conoscere anche le riflessioni del consigliere provinciale.
La Provincia infatti, oltre a essere ente di coordinamento territoriale, è proprietaria del 17% delle aziende termali. Va innanzi tutto ricordato che ci fu presentato un piano industriale che prevedeva come panacea di tutti i mali la fusione delle aziende.
La nostra fu una voce alquanto critica rispetto a questa soluzione che secondo noi serviva solamente a utilizzare il patrimonio delle Terme di Salso per pagare anche i debiti delle Terme di Tabiano, consegnando così entrambe le aziende alle banche. Oggi è dimostrato che avevamo ragione. Sostanzialmente le banche sono diventate il socio di maggioranza.
Stabilimento Zoja e Villa Igea sono ipotecate insieme al Berzieri che, come avevamo più volte ribadito, sarebbe stato depauperato del suo valore artistico attraverso la fusione per la quale è stato valutato solamente come edificio termale e non come la più importante espressione architettonica e decorativa liberty-déco d’Europa.
Inoltre, nel piano industriale, fu presentato un bilancio non credibile dove il pareggio era affidato alla realizzazione delle piscine termali e al fatturato che queste avrebbero potuto fare. L’attuale costoso management delle Terme non ha ancora capito che genere di stazione termale sia la nostra.
Il benessere è un settore che qualsiasi target di clientela preferisce consumare all’interno di una struttura ricettiva, mentre nello stabilimento termale questo stesso settore fa e farà sempre numeri piccoli. Il fatturato importante per le nostre Terme è rappresentato dall’ambito sanitario, che costituisce anche il sostegno all’indotto locale.
Abbiamo infatti visto dai dati turistici il crollo delle strutture ricettive a tre e due stelle, le quali vivono appunto sulle presenze del termalismo sanitario che, dall’attuazione delle strategie imposte alla dirigenza da Tedeschi e avallate da Bernazzoli a oggi, manifestano un calo di circa il 5% annuo.
Invece di esprimere soddisfazione per i minimi numeri del benessere, sarebbe preferibile che il CdA, il direttore generale, i dirigenti, i consulenti, i consulenti dei consulenti delle Terme si dedicassero al riposizionamento e alla valorizzazione strategica dell’ambito sanitario, attraverso il quale pareggiare il bilancio e favorire l’indotto, e non affidassero la diminuzione del passivo alla vendita di pezzi del patrimonio (vedi Bertanella).
Nelle aziende ben condotte, e senza inutile dispendio di risorse per un management ipertrofico, il risanamento non passa dalle svendite patrimoniali, ma dalla capacità di essere competitivi e di rappresentare un’unicità di prodotto. Noi abbiamo potenzialmente un grande prodotto, ahimè nelle mani di una piccola politica.

Paola Mecarelli
Provincia Nuova

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