TeoDaily – A ottant’anni dalla sua scomparsa, la figura di Edith Stein brilla ancora come un astro singolare: filosofa dell’anima, mistica della verità, monaca del silenzio e santa del sacrificio. Un intreccio irripetibile di pensiero e destino, un’unione di esperienze che non trova uguali nel cammino dell’umanità. Edith nasce nel 1891 a Breslavia, allora territorio tedesco, oggi in Polonia, ultima di undici figli di una famiglia ebrea praticante.
Fin da bambina dimostra un’intelligenza vivace e una grande attenzione alla ricerca della verità. Dopo un periodo di scetticismo religioso in adolescenza, durante il quale abbraccia per alcuni anni l’ateismo, si iscrive alla facoltà di filosofia di Gottinga, dove diventa allieva e poi assistente di Edmund Husserl, probabilmente il più grande filosofo tedesco dell’epoca e mentore, fra gli altri, di Heidegger e Jaspers.
In questo contesto entra in contatto con il movimento fenomenologico, interessandosi all’esperienza interiore, all’empatia e alla comprensione dell’altro. Le sue riflessioni sul concetto di empatia e sull’interiorità la porteranno, in seguito, a sviluppare una ricerca spirituale più profonda, che culminerà nel 1921 con la sua conversione al cattolicesimo e, successivamente, in una vocazione alla vita contemplativa, fino al suo ingresso nell’ordine carmelitano nel 1933.
Attraverso la preghiera, la meditazione e lo studio di Tommaso d’Aquino, Stein cerca un rapporto personale con Dio, intraprendendo un cammino esperienziale centrato su Cristo e sulla croce.
La sua vita monastica unisce due approcci spesso percepiti come contrapposti: quello filosofico, basato sulla riflessione critica e rigorosa, scelto in precedenza per giungere alla Verità, e quello mistico, in cui la contemplazione e l’esperienza interiore prevalgono. Sebbene gli ultimi anni della sua vita siano dedicati prevalentemente alla ricerca spirituale, l’approccio filosofico non scompare mai del tutto, rimanendo presente come struttura mentale latente.
TEODAILY
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- † Una lezione di teologia in una residenza per anziani: è dove il tempo si fa più breve che la domanda su Dio si fa più larga (di Andrea Marsiletti)
- † La parabola delle foglie che si lasciano cadere [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Il giorno senza sera [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Dio è più vicino dove il silenzio è più profondo [dal Vangelo secondo Andrea] (di Andrea Marsiletti)
- † Il futuro della religione non può che essere mistico (di Andrea Marsiletti)
Le sue riflessioni sull’empatia e sul rapporto con l’altro sono ancora oggi di grande attualità. Ella visse nel periodo più oscuro del Novecento e venne a contatto con gli orrori del nazismo e della guerra. Tuttavia, anche oggi, il concetto dell’esserci nel mondo e dell’esserci per l’altro appare sempre meno significativo. La società tardocapitalista in cui viviamo ci induce a una vita “mercatocentrica”, basata sul consumo, dove il rapporto con la sfera spirituale e con l’altro è considerato alla stregua di una inutile sovrastruttura.
Il rapporto con l’altro oggi è accettato solo quando serve a produrre di più: sul lavoro è tollerato perché aumenta il rendimento, nel tempo libero è concesso come svago, ma con la stessa logica dell’efficienza. Nel nuovo millennio, però, le nuove tecnologie e un capitalismo sempre più aggressivo hanno ristretto ancora di più lo spazio dell’incontro. Lo smart working, l’e-commerce e i social network hanno ridotto le occasioni di contatto reale, rendendo sempre più difficile creare legami autentici con ciò che è fuori da noi. Viene così a mancare ciò che Emmanuel Levinas definiva “l’epifania del volto”: la rivelazione dell’Altro come essere unico e irriducibile. La mancanza di empatia si manifesta oggi in modo lampante negli interventi degli haters sui social, e ancor di più nei gelidi e irrispettosi commenti che compaiono in calce alle notizie di cronaca nera o di tragedie.
Commenti beceri e giudizi tranchant che sono possibili solo quando, alla base, manca l’empatia — quando non si ha davanti a sé il volto della persona che si sta giudicando
Edith Stein lasciò il mondo terreno in un giorno senza data del 1942, quando, deportata ad Auschwitz insieme alla sorella, fu inghiottita dall’oscurità dell’Olocausto, vittima innocente, ma testimone luminosa dell’amore e del dolore umano.
“Solo attraverso l’empatia possiamo comprendere veramente l’altro come persona.”
Paolo Mori


