
Per esprimere giudizi su Papa Leone XIV ci vorrà un pò di tempo. Oggi, al più, si possono esternare impressioni, sensazioni.
I dodici anni di Papa Francesco, invece, possono e devono essere valutati: in estrema sintesi, continui e legittimi (quanto prevedibili) gesti individuali simbolici e mediatici, nessun cambiamento dottrinale.
Tante scelte figurative di Bergoglio sono già state archiviate da Prevost: il primo è apparso sul balcone vestito con una tunica bianca (definendosi “Vescovo di Roma”, non Papa) con una croce di metallo, il secondo ha indossato i paramenti papali con una croce d’oro; il primo si è presentato al mondo con quel confidenziale e popolare “buonasera” con cui si saluta quando si entra al ristorante o al bar, il secondo con quel “Pace a voi” con cui il Risorto salutava i discepoli; il primo volle andare a vivere nella modesta Santa Marta, il secondo tornerà nella tradizionale residenza papale del Palazzo Apostolico; il primo ha chiesto al popolo di pregare per lui, il secondo ha pregato per l’indulgenza plenaria sul popolo…
Si legge che Leone rottamerà anche l’auto di Francesco, la Fiat 500L bianca, e che vuole andare a Nicea dove c’è stato il Concilio del 325 dc (leggi).
Ma se togli tutto questo pauperismo (per carità di Dio, condivisibilissimo se fosse stato imposto a tutto il clero, altrimenti abbastanza stucchevole), del bergoglismo rimane poco: Papa Francesco ha parlato, ha dichiarato, ha abbozzato, ha auspicato, ma tutto è rimasto nelle parole, nulla è stato scolpito nella dottrina. E le parole, si sa, volano via.
Non si fa la rivoluzione con le parole. (leggi: “La rivoluzione mancata di Papa Francesco“)
† Il Conclave è l’unico momento democratico di una Chiesa non democratica (come è giusto che sia) (di Andrea Marsiletti)
E’ noto che “Morto un Papa se ne fa un altro” ma, dopo i primi giorni quando tutto il mondo si è riscoperto bergogliano (salvo non aver mai ascoltato i suoi appelli), oggi mi infastidisce il moltiplicarsi di giudizi poco lusinghieri nei confronti di Francesco, anche dagli ambienti del pensiero politicamente corretto a cui Francesco si era arruolato. Se si leggono i giornali e si ascoltano i podcast degli ultimi giorni, Francesco viene sempre più dipinto come uno che sì ci credeva, ma che procedeva a modo suo, per impulsi e strappi, in modo disordinato, confuso, estemporaneo, senza una strategia, con il lessico limitato di cui disponeva, con una conoscenza della lingua carente (si pensi all’utilizzo di termini quali “cazzotti” o “frociaggine”). Papa Francesco non merita di essere liquidato come un “generatore di caos” o una scheggia impazzita, perchè è stato una bella figura e in cuor suo ha voluto una Chiesa rinnovata come nessun altro prima di lui. “Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.”
La mia impressione è che Papa Leone XIV continuerà a parlare di “pace”, “sinodalità”, “dialogo”, “apertura”, “ultimi”, e non cambierà nulla, neppure lui, della teologia cattolica, anche perchè, essendo stato eletto con il maggior numero di voti di sempre, è stato evidentemente il punto di mediazione tra i bergogliani e i conservatori.
Credo, ad esempio, che i gay e le donne hanno poco da sperare da Papa Leone in termini di accettazione del loro amore e di parità di ruolo nella Chiesa, a meno che non si accontentino delle ennesime dichiarazioni spot quando non delle mezze parole per “boccaloni“.
Considerato che Leone ha 69 anni, temo che per almeno 10-15 anni dentro la Chiesa non si muoverà una paglia.
Spero di sbagliarmi, ma mi pare una profezia fin troppo facile.
Andrea Marsiletti
† La resurrezione di Gesù non potrà mai essere dimostrata, ma è l’ipotesi più credibile (di Andrea Marsiletti)