Classifica Sole, Chiastra: “L’immigrazione sta cambiando Parma”

di AndreaMarsiletti2

Come ogni anno, sono stati pubblicati i dati sulla qualità della vita delle città italiane del Sole24Ore.
Dei vari aspetti affrontati, la riflessione più importante che ci è sorta analizzando i dati di questa classifica riguarda la profonda trasformazione demografica che Parma sta vivendo. Se è vero che la città continua a crescere e le nuove nascite continuano a sostenere l’aumento di abitanti (siamo, infatti, 16° per natalità), è evidente come si tratti principalmente di bambini nati da famiglie di immigrati. Parma è 3° in Italia per numero di immigrati residenti ed il saldo migratorio (la differenza tra nuovi iscritti e cancellati all’anagrafe) ci pone 11esimi, con una media pari al doppio di quella nazionale.

Parma è sicuramente una città attrattiva grazie alle sue imprese e alle diverse opportunità di lavoro ben retribuite che offre, cosa che spinge tante persone ogni anno a trasferirsi qui sia da altre città d’Italia che da altri paesi, ma la rilevanza che il fenomeno migratorio riveste oggi nella nostra città non è trascurabile ed evidenzia la necessità di saperlo gestire con pragmatismo, onde evitare un deterioramento nell’erogazione di servizi di qualità che potrebbero non essere sostenibili ancora a lungo, oltre che per garantire una vivibilità della città in termini di basse diseguaglianze e sicurezza. Un’immigrazione senza regole, all’insegna dell’accoglienza indiscriminata, non può essere la soluzione, né per i parmigiani, che pretendono che la città mantenga l’alto livello di qualità della vita che l’ha sempre contraddistinta, né per gli stessi immigrati.

Non si può negare, infatti, che un’immigrazione senza controllo stia già avendo dei riflessi negativi su più fronti.

In primis, sulla scuola: classi ghetto riflesso dei quartieri ghetto in cui quelle scuole si trovano (un quarto dei residenti in quartieri come San Leonardo e Oltretorrente sono di origine straniera a fronte di una media del 10% in quartieri residenziali come Lubiana, Cittadella o Montanara), classi in cui più della metà dei bambini è figlia di immigrati, elemento che sicuramente non favorisce per nulla l’integrazione e, anzi, abbassa drasticamente la qualità e l’efficacia dell’insegnamento per tutti e, di conseguenza, anche la funzione sociale della scuola nel tenere i ragazzi lontano dalla strada e dai suoi pericoli; che Parma sia 48esima per tasso di abbandono scolastico è preoccupante.

Sulla sanità: chiunque abbia frequentato l’ospedale sa bene di cosa parliamo.
Anche qui, la situazione è grave: oltre al dato pessimo (che esula dal tema immigrazione) sul numero di medici di medicina generale attivi ogni 10mila abitanti, per cui ci posizioniamo 90esimi in Italia, siamo messi male anche per quanto riguarda l’emigrazione ospedaliera, ossia il numero di residenti a Parma dimessi da strutture ospedaliere di altre regioni, in cui risultiamo 40esimi. La quantità crescente e combinata di anziani ed immigrati rischia di far implodere il sistema sanitario.



Ultima ma preponderante, è la sicurezza: 90esimi per indice di criminalità, 92esimi per danneggiamenti, 71esimi per furti in abitazione, 97esimi per rapine in pubblica via, 84esimi per furti con strappo. Questi dati confermano il grave stato in cui versa Parma da questo punto di vista, dati a cui speriamo che Guerra e giunta diano finalmente la rilevanza che cittadini e forze di opposizione evidenziano già da tempo. Con quanto emerge da questa classifica, si esaurisce definitivamente la giustificazione sfruttata fin troppo (e a sproposito) dal PD sulla “sicurezza come problema di percezione, influenzata negativamente e senza basi fattuali dalla propaganda del centrodestra”: la percezione di insicurezza dei parmigiani non è solo sostenuta dai dati pessimi sulle diverse categorie di reati che abbiamo riportato sopra, ma è, anzi, addirittura inferiore, seppur di poco, a quella che è la situazione reale, addirittura peggiore di quanto si pensi (siamo, infatti, 86esimi per percezione di insicurezza e 90esimi per indice di criminalità).

E non si può negare nemmeno la stretta coincidenza fra numero di reati e tasso di immigrazione, dato che tutte le città che performano peggio nella prima classifica sono le stesse che svettano nella seconda. Evidenza emersa anche con riferimento al numero sulle violenze contro le donne riportata dal Questore di Parma la scorsa settimana. Che sia per motivi culturali, di bassa scolarizzazione, di basso reddito, di ghettizzazione, il dato reale è che gli immigrati compiano in proporzione più reati rispetto agli italiani e non si può esimersi dal dirlo per paura di essere etichettati come razzisti dalla sinistra. I numeri sono questi: dove il numero di immigrati è maggiore, la microcriminalità è più diffusa. E sicuramente questo elemento, insieme alla scarsa capacità di programmazione ed organizzazione del Comune, ha influito sul deludente risultato del numero di turisti arrivati a Parma nel 2025, per cui ci posizioniamo 87esimi.

Urge rivedere le modalità con cui l’immigrazione è gestita, il numero di persone che siamo in grado di assorbire gradualmente senza che questo implichi pesanti ritorsioni sulla qualità dell’insegnamento nelle nostre scuole, delle cure nei nostri ospedali, della sicurezza nelle nostre strade e sulla diseguaglianza sociale, tema di cui la sinistra ne ha fatto una bandiera ma su cui poi l’interesse e le azioni concrete latitano e, anzi, vanno verso la direzione opposta: così come è evidente la correlazione fra problemi di sicurezza ed alto tasso di immigrazione, la è anche quella fra immigrazione è diseguaglianze sociali. Parma è, infatti, 83esima per diseguaglianza dei redditi netti.

I toni trionfalistici con cui Guerra e soci annunceranno le buone posizioni ottenute in ambiti di ricchezza, lavoro e giustizia (tutti ambiti in cui l’operato dell’amministrazione comunale è nullo e il cui merito va, invece, alle tante aziende del nostro territorio e al lavoro di Corte d’Appello e Procura) non devono far passare in secondo piano il dato principale che traspare da questa classifica se letta con attenzione: l’immigrazione a Parma rischia di causare presto un disastro sociale per tutti, autoctoni e non.

Virginia Chiastra


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