La prof.ssa Esposito, nel pieno della sua battaglia ed isolata da tutti, ha chiesto ed ottenuto il nostro aiuto incondizionato a tutela della libera espressione, dell’indipendenza della professione e affinché la sanità locale e regionale funzionasse al meglio.
Prendiamo atto, ma non condividiamo, che l’Azienda ha inteso utilizzare la metodologia di “lavare i panni sporchi in famiglia” notificando alla nostra Organizzazione la missiva de quo per liberarsi di una presenza ingombrante quale è quella della FISI.
Non sappiamo, ma non tocca a noi saperlo, quali motivazioni reali ci sono alla base di questo rocambolesco dietro – front, ma possiamo immaginare che ci potrebbe essere stato uno “scambio” tra le parti, tra l’esigenza del management aziendale e della politica di chiudere la partita in modo da non far proseguire il contenzioso e non far trasparire il proprio torto sulla vicenda, e la paura della professoressa di vedersi troncata la carriera.
Certo è che, in questa vicenda surreale, l’Azienda universitaria e la Regione non hanno fatto una bella figura!
Certo è che chi mette al primo posto le proprie esigenze di carriera, in luogo della ricerca della verità e della giustizia non può far più parte di questa Organizzazione Sindacale!
Il segretario generale FISI Rolando Scotillo


