
Il cento per cento dei pazienti ricoverati a Parma in terapia intensiva Covid non è vaccinato. Lo afferma Sandra Rossi, direttore della 1° Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, nonché direttore del dipartimento interaziendale di Emergenza-Urgenza.
C’è quindi una stretta relazione tra i non vaccinati e la possibilità di sviluppare la malattia Sars-Cov–2 in forma grave.
“In questa fase i numeri di terapia intensiva Covid sono bassi, abbiamo due o tre pazienti – spiega Rossi – però, se li paragoniamo all’anno scorso quando non c’era nessuno ricoverato in questo periodo estivo, sono alti. E anche i numeri che si riferiscono ai ricoverati in degenza ordinaria erano più bassi rispetto a quelli di quest’anno. C’è sicuramente una relazione tra chi non è vaccinato e i ricoverati in terapia intensiva; tutti i malati che arrivano qui non sono vaccinati”.
I pazienti rimangono convinti delle loro scelte, nonostante la gravità della malattia?
Lo spettro è molto ampio, così come è varia l’umanità. C’è stato chi, quando gli abbiamo comunicato la necessità di essere addormentato e intubato ha risposto: “sì però non vaccinatemi”. La gran parte delle persone dichiara “volevo aspettare”. Ma aspettare cosa, di ammalarsi? Devo dire che c’è molta superficialità e leggerezza. In tanti sottovalutano le conseguenze per poi rendersi conto di aver aspettato solo per ammalarsi. Abbiamo dei cluster famigliari che non si vaccinano poi quando un membro della famiglia tocca con mano la gravità della situazione, torna sui suoi passi, chiede di essere vaccinato e suggerisce anche ai famigliari di farlo.
Hanno più paura degli effetti collaterali del vaccino che della malattia?
Non pensano di potersi ammalare. Il punto è che anche la malattia in uno stadio non così grave da richiedere la terapia intensiva, ma abbastanza seria da richiedere il ricovero in ospedale, non è una passeggiata. Fa stare molto male, lascia per settimane stanchezza, malessere devastanti, oltre alla febbre, tosse e difficoltà di respiro, senza parlare degli strascichi che noi chiamiamo long Covid. Ripeto, noi a Parma non abbiamo visto nemmeno un paziente vaccinato in terapia intensiva.
Quanto rimangono in terapia intensiva?
Dipende. Il paziente che viene intubato rimane settimane, non è raro anche arrivare al mese; è una malattia molto lunga e insidiosa. Anche se cambiano le varianti del virus, il quadro clinico è sempre polmonite interstiziale bilaterale.
L’età media dei pazienti Covid nel suo reparto qual è?
Attorno alla cinquantina, la fascia dai 50 ai 60. Si è abbassata la media dell’età dei ricoverati, perché l’adesione alla campagna vaccinale delle persone più anziane è stata massiccia.
Ci sono però in ospedale, in subintensiva e semintensiva, molti pazienti più giovani, anch’essi non vaccinati. Per fortuna nelle ultime settimane c’è stata una bella corsa alla vaccinazione. Quelli che sono ricoverati da noi si sono ammalati tre settimane fa.
Cosa vi aspettate quali sono gli scenari futuri?
Dipendono da un po’ di fattori. Primo e principale l’entità della copertura vaccinale, poi ci sono le varianti e poi dai nostri comportamenti che continuano a rimanere significativi.
I nostri statistici ed epidemiologi stanno cercando di prospettare scenari e fare modelli matematici che ci aiutino a prevedere cosa succederà verso la fine dell’estate e in autunno. Ci aspettiamo che fino a fine estate i numeri rimangano più o meno quelli di questo periodo, ma potrebbero aumentare con l’avvicinarsi dell’autunno prima e poi dell’inverno. Uso il condizionale perché, come dicevo, le variabili sono tante.
Questi modelli ci sono utili per prevedere posti letto, personale e farmaci necessari. Pur non avendo la palla di vetro ci aspettiamo che quest’inverno ci sarà una parte di ospedale, che speriamo sia sempre meno ampio, che continuerà a curare pazienti Covid.
Dopo un anno e mezzo di pandemia quanti sono i posti in terapia intensiva?
Accanto ai posti Covid rimangono attivi 32 posti che sono un ottimo numero. A partire dalla primavera scorsa ci sono stati finanziamenti in parte pubblici e in parte derivati da donazioni per aumentare i posti di terapia intensiva partivamo da 30 letti e una volta terminati i lavori saranno quasi raddoppiati.
Devo dire che c’è stato un grandissimo investimento e lavoro di tutti i tecnici, ingegneri e progettisti. Ci sono tanti cantieri aperti in ospedale e stanno facendo un lavoro egregio. Noi clinici facciamo una parte ma poi molto dipende anche da loro. Vorrei menzionare gli ingegneri Saviano, Berghenti e Brambilla che seguono la parte edile, quella legata alle apparecchiature medicali e all’informatica perché si stanno facendo in quattro per sostenere in modo fattivo tutti il nostro lavoro.
Nel frattempo, rispetto alla settimana scorsa, continuano ad aumentare i vaccinati, ecco il dettaglio della copertura per fasce d’età sulla popolazione residente all’11 agosto, fornita da Ausl Parma.
Dall’inizio della campagna vaccinale, il totale delle vaccinazioni effettuate a Parma e provincia è pari a 548.625, di cui 298.699 (prima dose) e 249.926 (seconde dosi e monodose Janssen).
La percentuale di copertura (almeno una dose fatta o prenotazione) sulla popolazione vaccinabile (dai 12 anni in su) dei residenti 77,2% che arriva all’81.6% se si considerano anche i non residenti. Il 69.6% dei residenti ha fatto la prima dose di vaccino (in questo conteggio, dunque non sono considerati i prenotati).
Copertura * vaccinale per fasce d’età su popolazione residente
12-15 anni: residenti 16.862; copertura * 47.3%
16-19 anni: residenti 15.842; copertura 71.4%;
20-29 anni: residenti 44.812; copertura 67.5%;
30-39 anni: residenti 54.884; copertura 65%;
40-49 anni: residenti 68.892; copertura 72.1%;
50-59 anni: residenti 72.228; copertura 81.3%;
60-69 anni: residenti 53.027; copertura 86.1%;
70-79 anni: residenti 44.242; copertura 89,9%;
>=80 anni: residenti 36.134; copertura 97,4%.
* (almeno una dose fatta o prenotazione)
Tatiana Cogo