TeoDaily – Una provocazione? No, una necessità.
Perché forse, caro Sindaco Guerra e caro Vescovo Solmi, almeno a Natale dovremmo avere il coraggio di fare un gesto che oggi sembra paradossale: spegnere le luci. E tacere la città.
Non per la sostenibilità ambientale (quella è la scusa buona per un comunicato stampa) ma per restituire alle nostre piazze ciò che abbiamo sequestrato loro: la notte vera e il silenzio vero, gli unici due luoghi in cui l’uomo incontra ancora qualcosa che somiglia a Dio.
Abbiamo trasformato il Natale in una gara di luminarie, nel tormento dei pacchi regalo, in un luna park del sacro: archi scintillanti che sembrano corridoi di un centro commerciale cosmico, renne con più watt di una discoteca, stelle che lampeggiano come segnali d’allarme, cadaveri di alberi luccicanti buoni per i social più che per l’anima.
E allora, sì: spegnere tutto, almeno per tre giorni, a Natale. Staccate il filo della corrente anche ai presepi, anche alle stelle comete che illuminano i buoi e gli asinelli e tutte le immagini stereotipate.
Un blackout volontario, consapevole, ascetico.
Perché il buio è il primo linguaggio del mistero. E il silenzio è la sua grammatica.
Nel buio accadono cose che la luce artificiale impedisce. Nel silenzio affiorano voci che il rumore soffoca.
È nel silenzio che l’uomo ascolta se stesso e, sorpresa, accede al mistero.
Provate a immaginare Parma al buio e in un silenzio nuovo. Non c’è frenesia, non ci sono vetrine che competono a chi brilla di più: solo l’ombra dei portici, il fiato che si alza in cielo, i passi lenti di chi attraversa Piazza Garibaldi come se percorresse un luogo sacro.
Solo il rumore delle scarpe, un soffio di vento, un respiro comune.
Un presepe urbano senza coreografia, solo con la sostanza.
Nel buio anche la città riscopre di avere un’anima.
E forse accadrebbe qualcosa di inaudito: le persone scoprirebbero che la quiete non è un vuoto, ma un altare. E magari qualcuno, quasi senza volerlo, pregherebbe, a modo suo. Non perché glielo dice una chiesa o un’amministrazione, ma perché il silenzio è la porta che Dio ci apre per fare esperienza di lui.
Sì, Vescovo, potrebbe essere la prima vera esperienza mistica pubblica degli ultimi decenni.
E sì, Sindaco, potrebbe essere il gesto più coraggioso e rivoluzionario del tuo mandato.
Spegnete le luci.
Spegnete il rumore.
Lasciateci almeno qualche notte di buio e di silenzio.
E’ lì che il Natale ha iniziato la sua storia: non credo ci farà male tornarci.
Andrea Marsiletti

