Fondazione Teatro Due appella la sentenza del Tribunale del Lavoro di Parma

Il regista ha agito di nascosto, fuori dai luoghi del Teatro e la prima denuncia in Procura è stata quella della Fondazione. Il cda conferma piena fiducia a lavoratrici, lavoratori e direzione

di Tatiana Cogo
Teatro Due

Riportiamo di seguito la nota della Fondazione Teatro Due giunta in redazione.

“Il consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Due, riunitosi venerdì 5 dicembre, ha preso atto della discussione che si sta articolando attorno alla sentenza non definitiva del Tribunale del Lavoro che ha interessato un regista da anni ormai esterno all’organizzazione e la Fondazione stessa.

Il cda ha rilevato che l’interpretazione degli aspetti fattuali della sentenza – sulla quale ha finora tenuto il riserbo in esecuzione dell’ordine del Giudice, ma divulgata da altri – proposta negli ultimi giorni presenta importanti lacune. A tutela della buona reputazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Teatro, della direzione e della governance, il cda ha ritenuto di assumere una posizione ufficiale e pubblica con la quale chiarire diversi aspetti e così indurre a riflettere ed evitare letture strumentali e fuorvianti in riferimento alle questioni che riguardano il Teatro.

Innanzitutto, si respingono integralmente le accuse di connivenza rispetto ai comportamenti violenti del soggetto. Alla luce di quanto risulta dalla sentenza, il regista si è reso responsabile di comportamenti gravi, inaccettabili e contrari ai valori cui si ispira l’impegno della Fondazione. Pertanto, è deprecabile che una questione così importante come quella della lotta alle discriminazioni e alla violenza di genere, che è centrale per la Fondazione fin dalla sua creazione, si sia trasformata in un attacco politico e mediatico. In questo contesto, il cda è solidale e conferma piena fiducia alle lavoratrici e ai lavoratori del Teatro e alla sua direzione.

Si ritiene inoltre doveroso e necessario chiarire alcuni passaggi fondamentali che non sono ancora emersi, benché desumibili dalla sentenza, ma che possono contribuire alla piena ricostruzione della vicenda.

  1. Anche sulla scorta di quanto emerso in giudizio, è accertato che la Fondazione mai è stata resa edotta di alcuna criticità; nemmeno ha avuto anche solo avvisaglie di fatti idonei per costituire “campanelli di allarme”.
  2. la Fondazione ha ricevuto, il 14 luglio 2021, una pec dai legali dello studio “Lavoro Vivo” e indirizzata anche a molte Autorità pubbliche e alla Consigliera regionale di parità, in cui veniva riferito che l’associazione era in possesso di testimonianze concernenti condotte del regista e si richiedeva un “intervento urgentissimo”. Nonostante la comunicazione non menzionasse alcuna attrice o corsista, rendendo, così, impossibile ogni approfondimento di sorta, la Fondazione si è immediatamente attivata, rivolgendosi, il 16 luglio 2021, prima di altri, alla Procura della Repubblica ed interrompendo, altrettanto immediatamente, qualsiasi rapporto col regista.
  3. Nel giudizio successivamente istaurato dalle due corsiste, la Fondazione, convenuta insieme col regista, ha, a propria volta, agito nei confronti di quest’ultimo.
  4. La pronuncia resa dal Tribunale imputa, alla Fondazione, nella sostanza, di non aver adottato comportamenti proattivi sul piano della tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, sebbene si trattasse di intercettare condotte avvenute in contesti esterni ed estranei al teatro.

Già prima di questa sentenza, il Teatro ha portato a compimento un piano per migliorare e affinare ulteriormente il sistema interno di tutela antidiscriminatoria, ciò sebbene appositi controlli dell’Ispettorato del lavoro avessero evidenziato l’inesistenza di criticità in tale ambito prima dell’implementazione del piano stesso. Attualmente, il Teatro possiede un sistema di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro tra i più efficaci e completi del settore. Il Teatro, infatti, da sempre è schierato contro ogni discriminazione e non è un caso la significativa presenza di donne nel management e nello staff, in numero di gran lunga superiore alla media italiana. La Fondazione condanna ogni forma di violenza, molestia e discriminazione di genere e conferma il suo impegno incondizionato a tutela delle proprie lavoratrici, dei propri lavoratori e di ogni persona che partecipi alle sue proposte formative e artistiche.

Anche in ragione di queste considerazioni, la Fondazione ha già deliberato di proporre appello avverso la sentenza del Tribunale del Lavoro, nelle statuizioni che riguardano la sua posizione, e ha, al contempo, avviato le iniziative necessarie per rivalersi nei confronti del regista, anche per i danni morali e materiali causati al Teatro e a chi appartiene alla sua organizzazione”.


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