“Oggi siamo qui per affermare con forza un principio semplice ma fondamentale: la pace non si costruisce con l’aumento delle spese militari, ma con il coraggio della diplomazia, dell’istruzione, della cooperazione e della giustizia sociale”.
Così Dario Di Marcoberardino, segretario nazionale Fisi, oggi in piazza Garibaldi che richiama l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà altrui e per risolvere controversie internazionali.” Un verbo, “ripudia”, che porta con sé un significato morale e giuridico che va ben oltre una semplice rinuncia.
Di Marcoberardino denuncia la crescente corsa globale agli armamenti: “Viviamo in un mondo che sembra chiedere continuamente nuove armi, nuovi eserciti, nuove missioni. Ma davvero crediamo che mettere più fondi nei bilanci della difesa ci renderà più sicuri”?
Ogni euro destinato agli armamenti, prosegue, è un euro sottratto a ciò che rende davvero forte e resiliente un paese: scuola, sanità, ricerca, lavoro, transizione ecologica. “Spendiamo miliardi per ciò che distrugge, mentre troppe famiglie faticano ad arrivare a fine mese, gli ospedali chiedono rinforzi e il pianeta ha urgente bisogno di investimenti”.

Non una posizione ingenua, sottolinea Di Marcoberardino, ma un richiamo a un concetto più ampio di sicurezza: “La sicurezza vera nasce dal benessere, dalla cultura e dalla cooperazione internazionale, non dalla corsa agli armamenti. La storia dimostra che competere su chi ha l’arsenale più grande non produce stabilità: alimenta la paura”.
Ecco perché il segretario ha ribadito oggi un deciso no all’aumento delle spese militari. Non contro il concetto di difesa, ma per riaffermare una difesa diversa, più profonda: quella della dignità umana, della solidarietà, della convivenza pacifica.
“La difesa dei nostri giovani, che meritano libri, non missili. La difesa del nostro futuro, che ha bisogno di ponti, non di muri”.
Il messaggio si chiude con un invito collettivo: “Investiamo nelle persone, non nelle armi. Scegliamo la pace non come utopia, ma come progetto politico, economico e culturale. La pace si costruisce, e si costruisce insieme”.


