“Sei libera, sii grande. Giuseppe Mazzini e il suo insegnamento”. INTERVISTA all’autore del libro sul pensiero mazziniano Marco Adorni

di UG

Ricorre quest’anno il 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, grande protagonista del Risorgimento italiano. Parma lo ha celebrato con una cerimonia che si è tenuta in corrispondenza della lapide monumentale che lo ricorda, sotto i portici del Grano lo scorso 10 marzo.

E martedì al palazzo del Governatore è stato presentato il volume “Sei libera sii grande. Giuseppe Mazzini e il suo insegnamento”, uno studio del pensiero mazziniano di Marco Adorni, edito da Edizioni Rogas.

Abbiamo incontrato l’autore, Marco Adorni, oggi ricercatore indipendente, fa parte del circolo culturale La Radice. Adorni è insegnante di lettere e ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia Contemporanea all’Università di Bologna.

Come nasce questo libro?

Questo libro nasce in parte come risultato della mia attività all’interno all’associazione La Radice che è legata alla rivista di storia e filosofia politica La Fionda e in parte dal mio lavoro di ricercatore indipendente. Inoltre sono membro dell’Associazione mazziniana italiana. Questi fattori, assieme all’affetto per questa figura di patriota spesso frainteso, mi hanno portato negli ultimi due anni alla scrittura del volume.

Perché secondo te Mazzini è stato frainteso?

Mazzini fondamentalmente ha sempre avuto un pensiero terzo, è andato oltre sia alla famiglia liberale, quella dei grandi maestri del liberalismo ottocentesco che alla famiglia dei democratici, dove democrazia a metà dell’800 voleva dire tante cose e di fatto era equiparato al comunismo. Diciamo che Mazzini è altro sia rispetto al liberismo che al comunismo.

Quando Mazzini, negli anni 40, va in Inghilterra, la patria della monarchia costituzionale e della rivoluzione industriale, in realtà capisce l’infermo in cui vivono i lavoratori e vede lo sfruttamento minorile. Capisce che la vera questione del futuro sarà quella sociale.

Gli storici dibattono spesso su cosa sia prevalente in lui se la questione nazionale o sociale. Sicuramente ha vissuto un grande travaglio.

La diseguaglianza economica, la società industriale che dipende dai rapporti di produzione da un lato e dall’altro il paradigma marxiano. Mazzini vede l’eguaglianza sostanziale del pensiero marxiano come una negazione dell’individualità. E questo è molto interessante e attuale anche oggi. Mazzini capisce in anticipo quelli che saranno i drammi del comunismo storico novecentesco.

Democrazia, libertà, patria, della sua lezione quanto ancora è attuale, anche alla luce di quanto sta succedendo oggi?

Mazzini è attuale perché tratta il tema della libertà e dei diritti, in un modo che spesso è stato considerato obsoleto cioè legato alla mentalità romantica, per la quale non conta tanto l’individuo ma la collettività, in contrasto con i principi liberali. La libertà mazziniana prevede anche un limite, viene prima il noi dell’io. Libertà significa partecipazione, come costruzione di una coscienza, la patria non è solo la nascita in un luogo, ma soprattutto coscienza dell’individuo che comprende il passato, il presente e il futuro della patria. Quindi il tema dei diritti è sempre bilanciato dai doveri. Nel nostro pensiero attuale il tema dei doveri è sempre messo a latere. C’è uno sbilanciamento più sull’affermazione di sé, sull’individualità astratta dal contesto sociale. Il suo è un socialismo etico e spirituale ed è in quel contesto che dobbiamo comprendere il tema della libertà e della democrazia.
Mazzini è un patriota e un nazionalista perché è un romantico, da qui a dire che era un precursore del fascismo ce ne corre. Per la patria e per la nazione ha un sentimento viscerale. Del resto non si possono separare patria e nazione: gli elementi culturali, la lingua, le consuetudini, l’immaginario collettivo sono elementi costitutivi del sentirsi parte di una patria, non si sceglie ci si è dentro.
Mazzini sarebbe stato sicuramente dalla parte dell’Ucraina. Il tema dell’aggressione per lui non esiste, esiste la difesa dell’identità nazionale.

L’obiettivo insomma di questo saggio – come si legge nella seconda di copertina – è di accompagnare il lettore alla riscoperta della potenza teorica di una visione capace di abbracciare una molteplicità di piani discorsivi: religione, politica, teologia, morale. Il dispositivo teorico mazziniano non smette mai di essere propulsivo e stimolante, soprattutto nelle epoche di crisi della rappresentanza politica e di smarrimento del vivere collettivo. In particolare per coloro che intendono ricominciare ad attribuire significati non aleatori al “vivere civile”.

Tatiana Cogo

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