TeoDaily – Reportage dalla Terra Santa – E’ ormai sera.
Ci sono pochi pellegrini nel Santo Sepolcro di Gerusalemme.
“Ma no, dai!“
Reagisco così quando, in fila per entrare nell’edicola che custodisce la tomba (vuota) di Gesù, vedo due pellegrini recuperare su Wikipedia informazioni last minute sul Santo Sepolcro ridendo tra loro. Per carità, i tempi del cilicio e dell’autoflagellazione dei predicatori apocalittici o millenaristi sono un retaggio del passato, ma non si può vedere che qualcuno si appresti a entrare nel luogo più santo del mondo, dove è avvenuto l’evento (la resurrezione) che più ha influenzato la storia dell’umanità, chiacchierando e senza preparazione.
Davanti a me, al contrario, ci sono delle monache vestite di nero in attesa di entrare con il rosario in mano. La vista della tomba vuota è il momento che attendono da una vita vissuta nella preghiera e nella contemplazione.

All’ingresso dell’edicola un frate francescano chiede ai pellegrini di rimanere dentro solo per un minuto, ricordando che è assolutamente vietato scattare fotografie della tomba di Gesù.
Raccomandazione inutile per quel che mi riguarda, e per quel che riguarda non solo me.
In mezzo all’anticamera c’è la pietra sulla quale era seduto l’angelo “in vesti sfolgoranti” che disse a Maria Maddalena: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”.
Condivido quel momento celeste con le monache. Ci siamo solo io e le monache. La loro vista di fede è una benedizione. Quelli di Wikipedia, grazie a Dio, sono ancora fuori.
Sfido il frate e nell’anticamera giro pure un video, che a rivederlo ancora oggi mi fa venire i brividi.
Entro nella tomba.
Una pietra marrone copre lo spazio più prezioso del mondo, il vuoto, la pienezza della resurrezione.
Davanti a me una pellegrina si prostra in estasi mistica. E’ un’immagine dirompente, stupenda.
Sarei rimasto lì dentro per ore, ma brucio i pochi secondi a mia disposizione scattando furtivamente qualche foto per TeoDaily, violando le regole del Santo Sepolcro con l’aggravante delle premeditazione, svelando il sacro più sacro, il mistero più trascendente.
Ma so di essere in buonafede.
L’ho fatto solo perchè altri possano vedere ciò che ho visto io.
Manipolando la fotocamera di uno smartphone ho rinunciato a godermi quell’attimo ascetico, a provare a pregare, a ricercare la resurrezione intorno e dentro di me.
Mi sono sacrificato per la conoscenza di pochi.
Niente in confronto a chi si è sacrificato per la salvezza di tutti.
Andrea Marsiletti
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