Aeroporto di Parma, Luca Bocchialini (Parma per il Verdi): “Per crescere davvero serve una partnership forte con una grande low cost

di Andrea Marsiletti

Il salvataggio di Sogeap e la ricapitalizzazione che ha evitato la liquidazione dell’aeroporto “Giuseppe Verdi” rappresentano un atto di fiducia importante verso la città. Parma ha oggi un’altra possibilità: trasformare uno scalo in difficoltà in un’infrastruttura moderna, utile e finalmente competitiva. Ma perché questo accada, serve una strategia chiara.

Non basta sopravvivere: occorre crescere.

La realtà del settore è inequivocabile. In Europa, e ancora di più in Italia, gli aeroporti di dimensioni simili a Parma riescono a svilupparsi solo se stringono partnership solide con compagnie low cost strutturate, capaci di portare numeri significativi, più rotte e continuità operativa. È così che nascono gli indotti economici, che aumentano i flussi turistici e che si crea sostenibilità economica nel lungo periodo.

Gli esempi più evidenti arrivano dal Nord-Est, un’area dove tre aeroporti nel raggio di pochissimi chilometri (Trieste, Treviso e Venezia) collaborano tutti con una low cost grande e strutturata.

Nonostante la vicinanza geografica, ognuno di questi scali ha trovato una propria identità, un proprio segmento di mercato e, soprattutto, una propria solidità economica. Sono aeroporti che non solo si autosostengono, ma crescono.

Questo dimostra che la presenza di una grande low cost non “cannibalizza” un territorio: lo potenzia. Trieste, in particolare, è un caso emblematico. Per anni ha faticato a trovare un equilibrio; l’arrivo di una low cost di peso ha ribaltato la situazione, avviando un percorso di crescita stabile, attrattività turistica e nuove opportunità per tutto il territorio. Treviso, ancora prima, è diventato un caso di studio internazionale: da scalo secondario a infrastruttura fondamentale per la regione. E Venezia, uno degli hub principali del Paese, ha compreso da tempo che convivere con le low cost significa ampliare il proprio bacino e aumentare la competitività.

Parma non è un’eccezione. Non ha nulla da temere da un modello simile; anzi, ha molto da guadagnare. Il nostro territorio ha una vocazione industriale fortissima, un potenziale turistico elevato, un bacino d’utenza importante. Ma tutto questo può diventare reale solo se lo scalo viene collegato con numerose destinazioni europee attraverso un vettore capace di portare passeggeri veri, con frequenze affidabili e un piano di sviluppo concreto.

Per il “modello Parma”, considerati i casi emblematici degli aeroporti di dimensioni simili, è fondamentale avviare una crescita che parta da una media di almeno 6 voli al giorno, con 10-12 destinazioni settimanali già nella stagione estiva che comincerà ad aprile 2026. La sfida è ambiziosa, ma assolutamente alla portata: senza un primo vero balzo in avanti, anche il prossimo anno rischierebbe di non essere quello della svolta.

Per questo, oggi più che mai, serve un investimento mirato e una partnership strategica con una grande low cost. Un percorso che può partire già da un pacchetto iniziale di rotte ben calibrate e crescere progressivamente fino a creare le condizioni per una base operativa entro il 2027. È un obiettivo ambizioso, ma realistico: è ciò che altri aeroporti italiani hanno fatto, ed è ciò che permetterebbe anche al Verdi di passare da uno scalo che sopravvive a uno scalo che produce valore.

Parma non può più accontentarsi di iniziative sporadiche o di modelli che non generano numeri sufficienti per garantire sostenibilità. Ha bisogno di una visione industriale, di partner affidabili e di un impegno deciso verso ciò che funziona in tutta Europa. Se vogliamo davvero rilanciare il Verdi, dobbiamo seguire ciò che i dati dimostrano e ciò che i casi di successo confermano: gli aeroporti crescono con chi porta passeggeri, non con chi promette senza garantire continuità.

Il salvataggio del nostro aeroporto ci ha dato tempo. Adesso occorre decidere come usarlo. Parma è a un bivio: scegliere la strada della crescita o quella del galleggiamento. La prima richiede coraggio e visione: una partnership forte, un piano chiaro e un obiettivo concreto. La seconda ci riporterebbe, inevitabilmente, al punto di partenza. Sta a noi decidere se vogliamo un aeroporto che decolla o un aeroporto che aspetta.

Oggi abbiamo un’occasione che non tornerà facilmente.

Dr. Luca Bocchialini
Cofondatore pagina Parma Per il Verdi
First Officer Boeing 737-800, 737-8200


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