“L’indagine della Procura di Genova che ha portato all’arresto di nove persone evidenza un fatto di eccezionale gravità. Parliamo, secondo quanto appreso dagli inquirenti, di vicende iniziate ben prima del 7 ottobre 2023 relative a un circuito di finanziamento ai terroristi di Hamas attraverso associazioni di beneficenza, con flussi che arriverebbero a circa 7 milioni di euro.
La presunzione di innocenza è un principio imprescindibile e spetterà ai giudici accertare responsabilità e ruoli, ma proprio perché oggi non siamo nel campo delle voci, bensì davanti ad arresti e provvedimenti cautelari maturati dopo un lungo lavoro investigativo, la politica ha il dovere di parlare chiaro e di non rifugiarsi nell’ambiguità. Da tempo noi della Lega mettiamo in guardia dal rischio che, dietro alcune raccolte fondi e iniziative pubbliche presentate come umanitarie, si celino connivenze con il terroristi di Hamas.
Oggi quel rischio viene messo nero su bianco, e questo impone una domanda semplice a chi, in Parlamento e nelle piazze, ha legittimato figure e iniziative oggi al centro di accuse gravissime. Quanto emerge rappresenta l’ennesima dimostrazione di come il movimento pro-Pal in Italia presenti gravi infiltrazioni di soggetti legati al terrorismo islamista. Non si tratta di episodi marginali o di frange violente che devastano le città durante le manifestazioni: siamo di fronte a rapporti con terroristi e con chi finanzia criminali privi di ogni pietà e umanità, responsabili delle atrocità del 7 ottobre, comprese le violenze contro bambini e donne incinte.
La solidarietà verso i civili e la richiesta di pace sono una cosa. Ogni contiguità, tolleranza o indulgenza verso Hamas e verso chi ne alimenta i canali di sostegno è tutt’altro. E non può esistere un ‘ma’ che tenga: Hamas è inserita nelle liste europee delle organizzazioni terroristiche, e chi aiuta il terrorismo, direttamente o indirettamente, mette a rischio anche la sicurezza del nostro Paese. Per questo ci aspettiamo dagli esponenti locali e nazionali della sinistra di prendere pubblicamente le distanze, senza formule elastiche e senza silenzi, chiarendo la natura dei rapporti intercorsi tra propri esponenti e figure oggi coinvolte nell’indagine.
Contro il terrorismo non esistono zone grigie: o si sta dalla parte dello Stato, cioè dei cittadini, e della legalità, o si alimenta un cortocircuito pericoloso. Alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza e a tutti gli investigatori va il mio ringraziamento: colpire le reti finanziarie significa colpire il terrorismo alla radice. È una linea che va sostenuta con fermezza, perché dietro il paravento della ‘beneficenza’ non deve mai trovare spazio chi semina odio e violenza”.
Così Laura Cavandoli, deputato della Lega.



