«Si parla molto in questi giorni del riassetto dell’azionariato delle Fiere di Parma in accordo con Fiere di Milano. Di tutto ciò la città è tenuta all’oscuro, nonostante si tratti di una questione che riguarda una parte importante del nostro tessuto produttivo e un asset strategico fondamentale e nonostante le continue notizie sui quotidiani milanesi. Nessuno ha mai spiegato le reali ragioni che nel 2017 hanno indotto il Comune di Parma e la Provincia a cedere una parte delle loro azioni a Crédit Agricole, non essendo di certo credibile che lo si sia fatto per investire i soldi nell’aeroporto attraverso un investimento nel capitale sociale di Sogeap (operazione peraltro non realizzabile, perché preclusa dalla già vigente legge Madia), o nelle infrastrutture a servizio dello stesso, mai iniziate dopo 5 anni.
Credo nell’importanza di fare sistema con gli altri soggetti coinvolti, per fare insieme il bene di Parma. Una Fiera forte, solida e dinamica è un bene per la città e il territorio, un patrimonio che deve essere tutelato e valorizzato. Proprio per questo, su una partita così importante, la città ha il diritto di sapere e il sindaco ha il dovere di informare.
Sia chiara una cosa: nessuno è contrario ad accordi con Milano, per coordinare e potenziare le rispettive attività. Anzi, quanto riportato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera ha certamente un profilo di interesse. Tuttavia, una cosa sono gli accordi di coordinamento e collaborazione, ben altra cosa è che Fiere di Milano entri nel capitale sociale di Fiere di Parma, con quota di capitale oggi ignota e con buone probabilità che, nel tempo, possa condizionare l’attività di Fiere di Parma, se non aumentare la propria partecipazione al capitale stesso. Il disegno e l’interesse del socio privato (Crédit Agricole) sono chiari e, dal punto di vista industriale-commerciale, più che comprensibili. Spetta invece agli enti pubblici riprendere in mano la situazione e favorire accordi che siano corretti ed equilibrati con tutti, anche con Fiere di Milano, salvaguardando però allo stesso tempo il nostro territorio e il futuro di Fiere di Parma.
In questo contesto forse la scelta migliore sarebbe quella di riacquistare una parte di azioni del socio privato Crédit agricole o della Cciaa di Parma, per ripristinare la maggioranza pubblica, perduta – come attestato dalla Corte dei Conti nel 2020 – a seguito della vendita delle azioni del 2017, nonostante le promesse dell’amministrazione di mantenere il controllo pubblico sull’ente, e così rivedere al meglio i patti parasociali, anche al fine di evitare il ripetersi di simili situazioni.
Infine una riflessione, che nasce dalla lettura dei quotidiani, in assenza di informazioni da parte del sindaco. Ha senso un aumento di capitale mediante conferimento del marchio Tutto Food (quindi senza neppure un reale apporto di capitale e sulla base di valori sempre aleatori) e cioè una fiera che resterebbe a Milano? Quale è l’interesse di Fiere di Parma a diventare titolare di un marchio di una manifestazione fieristica che continuerebbe a svolgersi a Milano? Sono convinto che il coordinamento e la collaborazione tra le due fiere possa attuarsi anche attraverso strumenti in grado di tutelare il nostro “marchio territoriale”».
Lorenzo Lavagetto – Capogruppo del Pd in Consiglio Comunale

