† Il futuro della religione non può che essere mistico (di Andrea Marsiletti)

di Andrea Marsiletti

TeoDaily – Il futuro della religione non può che essere mistico.

La mistica è il volto segreto della religione, ciò che la salva dal diventare rito formale e ideologia e la riconduce a sorgente viva.

Non è privilegio di pochi eletti, tantomeno di sensitivi. E’ la possibilità universale, di tutti noi, di sentire Dio come presenza interiore, più intima a noi di noi stessi.

La teologia, la dottrina o la morale hanno ancora tanto da dire, ma il cuore dell’esperienza spirituale è il contatto diretto con il Mistero, che si raggiunge accantonando le definizioni, i simboli e le immagini che ci siamo costruiti di Dio, ricercando il Signore dentro di noi e facendo quell’esperienza del divino che attraversa l’uomo, lo abita e lo trasforma.

Se guardiamo alla storia, ogni volta che le religioni si sono irrigidite nelle strutture, sono state le correnti mistiche a riportare ossigeno. Dai Padri del deserto a Meister Eckhart, da Teresa d’Avila a Giovanni della Croce, fino ai mistici dell’Islam e dell’ebraismo, la linfa della fede è sempre stata custodita da chi sapeva entrare nel silenzio e lasciarsi incendiare dall’amore.

La mistica non abolisce i dogmi, ma li relativizza al loro scopo: indicare, non possedere. Un dogma è una finestra; la mistica è la vista che da quella finestra si apre.


IL VANGELO SECONDO ANDREA


Serve una Chiesa che insegni l’arte del silenzio, dell’ascolto, della contemplazione, che parla il linguaggio del cuore.

Non serve una fede che divida in credenti e non credenti. Serve una fede che riconosca il divino nel cuore di ogni essere umano, che non siamo semplici creature davanti a Lui perchè partecipi della sua stessa vita, della divinità che è già in noi, respiro nel suo respiro.

In questa evoluzione mistica anche la preghiera deve trasformarsi: non più una richiesta di favori, scambio o ripetizioni di frasi, ma apertura del cuore. Purtroppo la preghiera è fin utilizzata come strumento sanzionatorio dopo la confessione: “Per punizione devi recitare dieci Ave Maria e cinque Padre Nostro.” Siamo all’antitesi con la mistica. Pregare non è parlare a Dio come a un amico, a un bancomat, a un giudice o a un padre, ma lasciarsi condurre in Lui, fino al silenzio in cui non ci sono più parole ma solo presenza. La preghiera diventa allora il respiro dell’anima che si accorda con il respiro eterno di Dio.

In quel silenzio la mistica è un abbraccio eterno dove Dio e l’uomo si riconoscono come uno stesso cuore che batte nell’infinito.

Andrea Marsiletti

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Andrea Marsiletti