Rinaturazione del Po a rischio spreco: Bocchi (FdI) denuncia piante morte e abbandono

Il consigliere regionale segnala criticità negli interventi finanziati con 357 milioni di euro del Pnrr e chiede verifiche sui lavori a Roccabianca

di Tatiana Cogo

“Piante secche, erbe infestanti, rifiuti abbandonati: lo scenario che si presenta è preoccupante e solleva dubbi sull’efficacia degli interventi realizzati. Non possiamo permettere che un investimento da 357 milioni di euro, destinato alla salvaguardia e alla rinaturazione del Po, si trasformi in un enorme spreco di risorse pubbliche”.

Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Priamo Bocchi, che ha presentato un’interpellanza alla Giunta regionale per fare chiarezza sullo stato di avanzamento degli interventi previsti dalla Scheda 27 Linea R del Programma d’Azione per la Rinaturazione del Po, che interessa anche il territorio di Roccabianca.

“Parliamo di una serie di azioni previste nell’ambito di un intervento complesso, finanziato attraverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che mira a riattivare i processi naturali e a ripristinare l’ecosistema fluviale del Po, contrastando decenni di degrado causati da inquinamento delle acque, consumo di suolo ed escavazioni nel letto del fiume, che hanno compromesso diversi habitat naturali e innalzato il rischio idrogeologico” spiega il consigliere regionale.

“L’Agenzia interregionale per il Po (Aipo), soggetto attuatore, ha programmato una serie di interventi naturalistici, con un primo stralcio prioritario del valore di oltre 9,4 milioni di euro dedicato ai territori di Roccabianca, Motta Baluffi e Torricella del Pizzo, che ha visto la messa a dimora della vegetazione utilizzando anche “pali tutori in bambù, dispositivi di protezione, pacciamatura e un piano di monitoraggio e manutenzione quinquennale, con frequenze di cura calibrate in funzione dei cambiamenti climatici, quali siccità e ondate di calore”.

E ancora “interventi di contenimento e controllo delle specie alloctone invasive per preservare la biodiversità autoctona”.

“Tutto bene, se non fosse che nel corso di un recente sopralluogo, l’area si presentava in grave stato di degrado e abbandono: quasi tutte le piante fissate ai pali di sostegno erano morte. In molti casi, invece, all’interno dei dispositivi di protezione non vi era traccia di piante, come se gli interventi non fossero mai stati realizzati” denuncia Bocchi ricordando come l’appalto preveda una garanzia di attecchimento, considerata soddisfatta solo quando almeno il 90% delle piante risultano sane e in buono stato dopo 180 giorni dall’inizio della prima stagione vegetativa successiva alla messa a dimora.

Di qui l’atto ispettivo presentato alla Giunta: “Occorre verificare con urgenza la reale efficacia e la corretta esecuzione di questo dispendioso intervento, ma anche quali siano i ruoli e le responsabilità di controllo e monitoraggio da parte degli enti preposti – tuona Bocchi.

“I lavori che riguardano la zona di Roccabianca rappresentano solo una piccola parte dell’intero programma di rinaturalizzazione, così come le risorse ad essi destinati. L’auspicio è che le restanti attività siano gestite con maggior cura. Perché stiamo parlando di 357 milioni di euro”.

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