Come può un regista dichiaratamente ateo firmare quello che molti considerano il più bel film sulla vita di Cristo? E perché Pier Paolo Pasolini ha vissuto la sua arte ossessionato dalla ricerca del sacro?
A queste domande prova a rispondere Gabriele Balestrazzi nel suo nuovo libro, “Il Gesù di Pasolini. Attualità di un ateo alla ricerca del sacro” (Selides Edizioni), che sarà presentato mercoledì 5 novembre alle 18 alla Libreria Feltrinelli di via Farini, a Parma, nel giorno in cui ricorre il 50° anniversario della morte del poeta e e regista.
Il volume ricostruisce il periodo in cui i temi religiosi, l’impegno politico e civile e la scoperta gioiosa del cinema si intrecciarono nella vita di Pasolini, offrendo spunti per comprendere l’eredità culturale di un intellettuale la cui mancanza si avverte ancora oggi. Nel film sul Vangelo, scrive Balestrazzi, il Cristo diventa umano e contemporaneo, simboleggiato anche dall’urlo muto della madre del regista nei panni di Maria sotto la Croce.
Oriana Fallaci, in un celebre ricordo, disse di Pasolini: “Nessun prete mi ha parlato, come te, di Gesù Cristo e di san Francesco”. E proprio questo Gesù, interpretato e raccontato da Pasolini, riesce ancora a parlare al nostro tempo.
Gabriele Balestrazzi, giornalista per 40 anni nel gruppo Gazzetta di Parma e oggi docente di Giornalismo laboratoriale all’Università di Parma, ha al suo attivo diversi libri, tra cui “Pasolini-Guareschi: che Rabbia” (Athenaeum), “Chiedi chi era Guareschi” (Soncini editore) e “A Parma. Da Stendhal ai Bertolucci” (Giulio Perrone editore).
L’incontro alla Feltrinelli rappresenta un’occasione unica per riflettere sulla figura complessa e visionaria di Pasolini, tra cinema, poesia e impegno civile, attraverso lo sguardo appassionato di un cronista e studioso di lungo corso.


