“Il Tribunale fallimentare di Parma ha archiviato il procedimento di fallimento dell’aeroporto. Una notizia che chiude un capitolo, ma che per molti cittadini apre interrogativi ancora più pesanti. Non conoscendo i dettagli del provvedimento – e difficilmente potendo accedervi come semplici cittadini – l’unica cosa possibile è tornare alla cronologia di quanto è stato raccontato negli ultimi anni e porsi qualche domanda”. Esordisce così l’associazione NoCargoParma in una nota stampa.
“Perché, nella storia pubblica dell’aeroporto, i punti in ombra non mancano”.
Cassa integrazione dopo il “salvataggio”: la prima stortura
“Suona anomalo, infatti, che durante la procedura di fallimento la società abbia continuato a pagare regolarmente gli stipendi dei dipendenti, mentre subito dopo il “salvataggio” questi stessi lavoratori siano stati messi in cassa integrazione.
E ciò che colpisce ancor di più è il silenzio improvviso di chi – giustamente – aveva sollevato la voce per tutelare quei lavoratori, organizzando presidi e appelli. Oggi, invece, tutto tace, nonostante gli stipendi non arrivino più e a sostenerli sia lo stato”.
Il Masterplan Cargo: esiste, è valido, e nessuno lo ha ritirato
“Altrettanto singolare è il clima di festosa rivendicazione politica seguito alla notizia dell’archiviazione del fallimento, tra slogan su “passeggeri, passeggeri” e dichiarazioni che celebrano l’assenza del rischio Cargo. Una realtà che però non coincide con i documenti ufficiali.
Il Masterplan che prevedeva l’allungamento della pista e la trasformazione dell’aeroporto in hub cargo non è stato ritirato.
È tuttora valido. Ha ottenuto il via libera della Commissione Via nazionale. È stato approvato in Conferenza dei Servizi anche grazie al voto favorevole del Consiglio Comunale di Parma. Un progetto che, sulla carta, esiste ancora e potrebbe essere attuato.
A esso sono legati anche 9 milioni di euro di fondi europei destinati all’allungamento della pista: risorse formalmente scadute, ma che la Regione Emilia-Romagna proroga di anno in anno”.
La domanda dell’associazione: “Perché nessuno chiede l’annullamento ufficiale?”
Il nodo politico sollevato da NoCargoParma è chiaro: come si può parlare di “ritorno ai passeggeri” e di “rischio cargo azzerato” quando il progetto cargo rimane attivo e finanziato?
Per coerenza, sostengono i cittadini del comitato, chi oggi celebra la vittoria dei voli passeggeri – pur avendo votato a favore del Masterplan cargo – dovrebbe essere il primo a chiedere la sua cancellazione definitiva.
Il ritiro del Masterplan, spiegano, sarebbe l’unico atto davvero risolutivo: chiuderebbe per sempre la questione cargo; eliminerebbe ogni incertezza sul futuro dell’aeroporto; rassicurerebbe i residenti, preoccupati da anni per impatti ambientali, rumore, inquinamento e qualità della vita.
Appello al sindaco e alla Regione: “Serve un atto politico chiaro”
Per l’associazione, è il sindaco che dovrebbe farsi promotore del ritiro del Masterplan e chiedere alla Regione di non prorogare più i 9 milioni per l’allungamento pista.
“Solo così – dicono – si potrebbe finalmente mettere la parola fine a un dibattito che dura da oltre un decennio”.


