Dipendenze patologiche e Covid-19, ecco come si è riorganizzato il Serdp. INTERVISTA a Maria Antonioni e Barbara Bezzi

di UG

900 pazienti, oltre 400 colloqui con psicologi a distanza, oltre 200 con assistenti sociali ed educatori (sempre da remoto), 90 terapie farmacologiche consegnate quotidianamente a domicilio, un centinaio di pazienti visti in consulenza in esterno: sono questi i numeri del servizio dipendenze patologiche (Serdp) dell’Ausl di Parma durante il lockdown.

Un immenso lavoro, quello svolto nella prima fase di isolamento e distanziamento sociale, che però ha consentito di non lasciare indietro nessuno.

Questo periodo non è stato del tutto negativo – ha spiegato la dottoressa Maria Antonioni, dirigente del Serdp di Parma – abbiamo imparato tante cose, individuato metodi alternativi, conosciuto meglio alcuni pazienti e aumentato la loro fiducia nei nostri confronti, perché hanno capito che siamo qui per aiutarli. Bisogna considerare che noi abbiamo a che fare con molte persone con disturbi comportamentali o addirittura con soggetti antisociali. È stato un periodo davvero di grande, grande fatica”.

Sì, perché il servizio non ha mai chiuso e soprattutto è entrato direttamente nelle case delle persone. Persone fragili, che quotidianamente lottano con dipendenze patologiche molto importanti: dalle droghe, al gioco d’azzardo, all’alcol.

Come prima cosa, dopo aver appurato che stavamo tutti bene – spiega Barbara Bezzi, assistente sociale, coordinatrice del servizio sociale del Serdp – abbiamo dovuto riorganizzare completamente il servizio, perché nella fase di lockdown l’obiettivo è stato quello di evitare di gravare sul pronto soccorso e che i pazienti – noi ci occupiamo di persone con gravissime fragilità – non si sentissero abbandonati. Nessuno di noi si è tirato indietro, ci siamo organizzati con lo smart working, fatto centinaia di video chiamate abbiamo definito le presenze in sede, curato le persone con le terapie farmacologiche a domicilio”.

Quella di Parma è una équipe fatta di 25 persone fra medici, infermieri, psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori che è riuscita dunque a monitorare tutti con telefonate e videochiamate.

Abbiamo evitato le esposizioni al virus e i ricoveri, non ce ne è stato nemmeno uno. Abbiamo cercato di fare di tutto perché non si ammalassero, perché sono soggetti a rischio, dato che spesso soffrono di altre gravi patologie come quelle epatiche o tumorali – spiega la dottoressa Antonioni”.
Un grande aiuto è arrivato anche dalle comunità terapeutiche del territorio: “Orizzonte, Casa di Lodesana e Betania assieme a loro siamo riusciti a tenere sotto controllo la situazione è stato un grande lavoro, un buon welfare di comunità – spiega Bezz
i”.

Fra le tante problematiche – prosegue Bezzi – abbiamo dovuto gestire anche alcune situazioni di violenza di genere, la costrizione in casa ha esasperato alcune situazioni e abbiamo cercato di fare in modo che non degenerassero”.

Dal punto di vista delle dipendenze patologiche se da un lato il lockdown ha impedito il gioco nelle sale, molti sono caduti nel gioco on-line: “Dovremo analizzare i dati che riguardano gli adolescenti, ma la sensazione è che siano ulteriormente aumentati i ragazzi che avendo molto tempo a disposizione hanno abusato di questi strumenti. Sono conclusioni per ora empiriche, ma credo invece che coloro che sono abituati a frequentare le sale gioco fisicamente, non abbiano approfittato troppo del gioco on-line. Non sappiamo esattamente perché, forse perché più sotto il controllo di famigliari o magari perché abituati a maneggiare fisicamente il denaro”.

Parlando invece di sostanze stupefacenti, recenti indagini a livello mondiale hanno chiarito che non c’è stato il calo del traffico che la comunità internazionale si aspettava. Dopo un primo shock a marzo, c’è stata un veloce e ingegnosa riorganizzazione dei criminali della droga.
Ciò che è certo è l’aumento dei prezzi, così come il fatto che è molto meno pura. E in molti luoghi in Italia si sta indagando sulle consegne a domicilio, che avvengono esattamente come per il cibo, però attraverso corrieri compiacenti.

E tutto questo che impatto ha avuto sul Serdp?
Ciò che si è sicuramente verificato per ciò che riguarda l’uso di sostanze è un aumento del consumo di alcol che del resto è facilmente acquistabile in ogni supermercato. Per quanto riguarda invece l’utilizzo di droghe crediamo sia diminuito, sia perché oggi sono più difficili da reperire, sia perché maggiormente tagliate e meno pure. Ma chi è riuscito a procurarsele ha creato enormi problemi alle famiglie, la paura del contagio era fortissima”.

Ora che siamo in fase 2 è stato aperto il triage all’ingresso, creato un ambulatorio Covid, identificati i percorsi all’interno dell’edificio diversi a seconda dei trattamenti, sempre garantendo la massima sicurezza sia agli operatori che ai pazienti. E già nelle prime settimane della fase 2 sono stati incontrati 270 pazienti.

Tatiana Cogo

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