Nel 2024 l’Emilia-Romagna ha esportato beni negli Stati Uniti per quasi 10,5 miliardi di euro. Un risultato che conferma la regione come secondo polo italiano per export oltreoceano. L’agroalimentare gioca un ruolo centrale con quasi 1 miliardo di euro, ma all’orizzonte si profila il rischio di nuovi dazi commerciali.
Nel 2024 l’Emilia-Romagna ha raggiunto un nuovo traguardo storico nell’export verso gli Stati Uniti, con quasi 10,5 miliardi di euro di merci esportate, pari al 16,2% dell’intero export italiano verso il mercato americano, che ha toccato i 64,8 miliardi. La regione si posiziona così al secondo posto in Italia, dietro solo alla Lombardia (21,2%), e prima di Toscana (15,8%) e Veneto (11,2%). In rapporto alla popolazione, è la prima regione italiana per valore pro capite esportato negli USA.
Tra i settori trainanti, l’agroalimentare occupa una posizione strategica, con 986 milioni di euro di esportazioni, pari al 9,4% del totale regionale verso gli Stati Uniti. Un comparto fatto di eccellenze riconosciute in tutto il mondo – Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Aceto balsamico di Modena, vino, conserve – che contribuisce in modo decisivo all’immagine e all’economia della regione.
A commentare i dati e le prospettive è l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, che accoglie con soddisfazione i risultati, ma lancia un segnale d’allarme:
“I numeri dell’export sono straordinari: 10,5 miliardi di euro complessivi, di cui quasi un miliardo solo nel settore agroalimentare, testimoniano la forza e l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. Tuttavia, c’è forte preoccupazione per la possibilità che vengano reintrodotti dazi sui prodotti simbolo del nostro Made in Italy.”
Mammi sottolinea come l’agroalimentare non sia solo una questione economica, ma identitaria:
“Le nostre filiere garantiscono qualità, tracciabilità e sostenibilità. Colpire questi prodotti con dazi significa mettere a rischio centinaia di aziende, decine di migliaia di lavoratori e un intero modello agricolo e alimentare. Serve un impegno politico forte da parte del Governo e dell’Unione Europea per difendere i nostri produttori.”
Gli Stati Uniti rappresentano il 12,5% dell’intero export dell’Emilia-Romagna, che nel 2024 ha totalizzato 83,6 miliardi di euro. Su oltre 6.000 imprese coinvolte nell’export verso gli USA, molte operano nella filiera agroalimentare. Ma l’equilibrio raggiunto con anni di lavoro e investimenti può essere facilmente compromesso da tensioni commerciali o politiche protezionistiche.
Il timore, condiviso da imprenditori e consorzi di tutela, è che l’introduzione di dazi aumenti i prezzi dei prodotti italiani a scaffale, favorendo imitazioni locali prive di autenticità ma capaci di attrarre i consumatori meno attenti alla qualità e alla certificazione d’origine.
Il 2024 è un anno da record per l’export dell’Emilia-Romagna negli Stati Uniti, ma non privo di incognite. L’agroalimentare si conferma un asset centrale della diplomazia economica regionale, ma anche un settore da difendere con decisione, soprattutto in vista di possibili scenari sfavorevoli legati alle politiche commerciali internazionali.
Come ribadisce l’assessore Mammi, la tutela del Made in Italy passa anche dalla capacità di proteggere chi lavora ogni giorno per portare sulle tavole del mondo l’eccellenza emiliano-romagnola.