
Sarà aperta al pubblico fino al 19 dicembre la mostra “Parma città d’oro. Scenari da condividere tra Storia e Progetto” allestita a Palazzo Bossi Bocchi (martedì e giovedì dalle 15.30 alle 18; sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18). A fronte delle numerose richieste pervenute, però, gli organizzatori hanno deciso di mantenerla allestita anche nel mese di gennaio 2022 per consentire ulteriori visite programmate delle scuole.
La mostra, curata da Dario Costi, Francesca Magri e Carlo Mambriani, è stata realizzata da Fondazione Cariparma e dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma con il supporto di Sinapsi Group, e consiste in cui una serie di progetti coordinati, esiti di tesi di laureandi e dottorandi dell’Università di Parma, messi in relazione con dipinti, disegni e documenti storici conservati nelle Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma.
Abbiamo intervistato Francesca Magri.
Mancano due settimane alla chiusura al pubblico della mostra “Parma Città d’Oro”. Quale bilancio?
E’ un bilancio positivo. Soprattutto nella seconda parte, quando la gente ha compreso l’oggetto della mostra, abbiamo registrato una crescita esponenziale. Trattandosi di architettura, è stata un’esposizione difficile da comunicare. Alla fine il messaggio è passato, grazie ai media, alle visite guidate e agli incontri tematici del martedì.
Adesso abbiamo difficoltà a soddisfare le prenotazioni ed è per questo che la mostra rimarrà allestita per le scuole oltre il 19 dicembre, per tutto il mese di gennaio 2022.
Devo dire che è stata un’esperienza faticosa, che ha sempre richiesto la presenza di un curatore; ma la soddisfazione è stata grande, soprattuto quando vedi le persone che esprimono meraviglia e non hanno fretta di uscire.
Quale pensi sia il valore di Parma Città d’Oro?
E’ una mostra che presenta una visione della città elaborata dai giovani, che tiene insieme con un filo rosso il passato, il presente e il futuro di Parma. Aiuta a riflettere sul nuovo e sul recupero del vecchio.
Quali progetti hanno più incuriosito e affascinato i visitatori?
Sicuramente il parco urbano delle mura. La storia di Parma è quella di una città fortificata nella quale nel tempo le mura hanno perso la loro funzione difensiva fino a essere abbattute. Nella Città d’Oro le mure vengono riscoperte come spazi percorribili a piedi, come un anello verde di protezione dell’ambiente e occasione di inclusione sociale.
Anche le foto storiche e la nuova progettualità della Pilotta hanno coinvolto emotivamente i visitatori, così come il progetto dello stadio di cui oggi tanto si parla.
Cosa speri rimarrà della Città d’Oro?
Abbiamo presentato una metodologia di progettazione condivisa con stakeholder, esperti e cittadini, cercando di far comprendere le motivazioni delle scelte. E’ quello che dovrebbe essere l’Amministrazione trasparente. Oltre alle idee in essa contenute, la mostra lascia quindi una modalità di coinvolgimento e formazione del cittadino.
Come tutte le serie TV di successo ci sarà un sequel della Città d’Oro?
Le mostre a Palazzo Bossi Bocchi hanno sempre fatto emergere e spiegato la storia della città e dei suoi personaggi, con un’attenzione particolare all’attività didattica rivolta ai ragazzi per renderli consapevoli della città in cui vivono. Il sequel sarà la continuità del nostro impegno per Parma.
Andrea Marsiletti