Prossimamente si terrà a Parma un’inaugurazione molto importante, quello di un “Palazzetto” che d’ora in poi sarà il fulcro delle attività della Fondazione Anna Mattioli che opera per la “cura dei bambini”.
Per saperne di più abbiamo incontrato Roberto Pagliuca, presidente della Fondazione.
Presidente, sappiamo che domenica 12 ottobre la Fondazione Anna Mattioli aprirà le porte della propria sede in piazza Ghiaia. Quale sarà il programma della giornata?
Sarà una domenica di presentazione a chi verrà a trovarci nel cuore della città, nella nostra sede al civico 21 di piazza Ghiaia, del nostro progetto di “cura dei bambini”: un evento di partecipazione al nostro impegno in favore delle fasce sociali più esposte e vulnerabili, quelle dei più piccoli di noi e di sostegno alle loro famiglie fragili. Sul nostro sito e sui nostri canali social è consultabile il programma che, dalle dieci della mattina alle sei di sera, prevede momenti di intrattenimento, animazione e informazione per adulti e bambini, con tante sorprese per tutti.
C’è stato un lungo lavoro di ristrutturazione per restituire alla Fondazione e ai cittadini di Parma un palazzetto bello e funzionale: come sono andati i lavori e come sono stati riprogettati gli spazi?
Quando con Anna abbiamo costituito la Fondazione, ci è sembrato naturale scegliere per la sua sede un posto che, come lo storico “mercato della Ghiaia”, fosse la perfetta metafora di un progetto di confronto, scambio e inclusione sociale. Il Palazzetto, come vezzosamente lo abbiamo chiamato, a sua volta è diventato un esempio di rigenerazione urbana, motore di crescita sociale. Un accurato, lungo e impegnativo progetto di restauro e di risanamento conservativo di una dimora trascurata ha restituito alla città un luogo della memoria e un punto di riferimento sul tema della cura dei minori.
Il 12 ottobre non sarà solo il giorno dell’inaugurazione, ma anche l’opportunità per raccontare la mission della Fondazione. Vuole ricordare anche a noi quali sono le vostre principali finalità?
Abbiamo due ambiti prevalenti di attività: l’Arca dei Bambini, con il sostegno di luoghi o percorsi di cura o di accoglienza temporanea per nuclei familiari fragili e per i loro figli, come facciamo con il progetto SOS Bambini, con il quale in questi anni abbiamo offerto il riparo temporaneo di un tetto a decine di nuclei familiari fragili con figli in difficoltà, o come E-State con Anna, il progetto di sostegno allo Spazio Akela, un centro di supporto e cura per bambini affetti da disturbi dello spettro autistico.

E poi la Cura dei Bambini, intesa nel suo significato più ampio, come attività di educazione, protezione, inclusione e sana competizione, per ascoltare, accudire e curare le nostre radici sociali più esposte e vulnerabili. In questo ambito, tanti i progetti realizzati nelle scuole: come EduBioBimbi, per educare a scelte di vita sostenibili e rispettose dell’ambiente; come Ritmi di inclusione, per insegnare il valore della diversità e favorire la partecipazione; come Allenàti per Vincere, per promuovere la pratica sportiva anche dei ragazzi fragili e stimolare la sana competizione; e Amici a 4 zampe, con i progetti di pet therapy nelle scuole e nei centri di riparo per nuclei familiari con figli vittime di violenza domestica.
Molti non hanno conosciuto Anna Mattioli e il suo spirito filantropico. Vuole gentilmente descriverci la figura di una donna che tanto ha fatto e sta continuando a fare, attraverso la Fondazione, per tutti i bambini?
Anna era – e uso a malincuore il verbo al passato per l’autentica amicizia che ci ha legato per quasi trent’anni – una persona davvero speciale, parmigiana doc come il prelibato formaggio di cui il nonno Archimede era assaggiatore, e operosa imprenditrice come papà Vittorio che, da semplice trasportatore, divenne proprietario negli anni Settanta di una delle aziende di trasporti più grandi del Nord Italia, la Mattioli-Bellicchi. Anna ha ereditato l’attitudine a “fare impresa per bene” e ha creduto giusto lasciare alla città un segno di quel valore che la sua famiglia aveva ricevuto, restituendolo generosamente alle sue radici più esposte e delicate, quelle dei bambini da curare. Una persona volitiva, pragmatica, schietta e generosa, un esempio da seguire.
Può dirci qualcosa in più sul Premio Anna Mattioli senza anticiparci il vincitore?
Anna amava moltissimo il cinema e adorava l’attore Massimiliano Gallo, che è stato generoso testimonial nel nostro startup, “mettendoci la faccia”, come lui ama dire, a nostro sostegno. Avrebbe tanto desiderato che visitassimo insieme la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia: in qualche modo ci siamo stati lo scorso anno, quando la Fondazione è stata insignita al Lido dell’International Starlight Cinema Award per l’originalità di questo progetto che unisce cinema e solidarietà.
Il Premio Anna Mattioli è infatti un concorso che premia, nel Parma Film Festival, il miglior cortometraggio iscritto da giovani autori e avente come tema la cura dei bambini. Pochi giorni fa è scaduto il termine per le iscrizioni delle opere e posso anticipare che anche quest’anno abbiamo ricevuto decine di candidature di pregio, dall’Italia e da altri Paesi: sarà arduo per la giuria il compito di scegliere la migliore e premiare la sensibilità e il talento di videomaker capaci di mettere a fuoco e interpretare creativamente un argomento così vitale e delicato.
La Fondazione Mattioli fa molto affidamento sulle collaborazioni anche per essere inserita al meglio nel contesto cittadino. Come scegliete i vostri partner?
Sin dall’inizio, abbiamo creduto che alla base del risultato migliore ci sia l’intesa e la collaborazione con il tessuto territoriale. “Fare squadra” può sembrare a volte un’espressione scontata e una formula quasi abusata, ma noi siamo convinti che sia invece la soluzione vincente.
Per questo collaboriamo con le istituzioni, la scuola, le associazioni, le aziende e la rete di assistenza sociosanitaria, per unire le energie e sommare le forze. Anche in questo approccio crediamo di poter dare un esempio pragmatico, con i risultati delle virtuose collaborazioni attivate, dimostrando che una buona semina può dare nel tempo i frutti migliori e che le unioni di energie positive siano alla base di una crescita sociale più sana e più giusta.
Come recita il nostro claim, ci piace pensare, con l’aiuto di chi vorrà concretamente sostenerci, di poter, insieme, “progettare il bene dalle fondamenta”, un mattoncino dopo l’altro, contribuendo a costruire una società più equa e più sostenibile.
Raffaele Crispo ed Elvis Ronzoni
			        