
Le lamentele si susseguono da quando è iniziata la scuola. Le segnalazioni di autobus super affollati arrivano da più parti, ma la realtà è che la regola del distanziamento sociale sui mezzi di trasporto pubblico non c’è. È stata abolita.
Dall’inizio dalla pandemia ci dicono che l’unico modo per combattere il Covid-19 è il distanziamento. Siamo obbligati a indossare la mascherina anche all’aperto, ci cospargiamo di gel disinfettante, ci laviamo continuamente le mani, puliamo accuratamente case e uffici e poi se siamo costretti a salire su un bus ci ritroviamo appiccicati come sardine in scatola. Tant’è.
Per fare chiarezza sulle regole abbiamo intervistato Roberto Prada, presidente di Tep, il quale tiene molto a chiarire il quadro normativo entro il quale le società del trasporto pubblico urbano si stanno muovendo.
“Il distanziamento sul trasporto pubblico locale è stato abolito. La regola non c’è. Esiste solo l’obbligo di indossare la mascherina su naso e bocca.
Sono stati fatti studi da alcuni centri universitari, su indicazione del Comitato tecnico scientifico, che hanno rilevato che i tempi medi di permanenza sui mezzi sono bassi e il ricambio d’aria frequente perché ad ogni fermata si aprono tutte le porte. La regola del distanziamento è rimasta per i treni perché hanno tempi di percorrenza più lunghi e gli aerei l’hanno potuta superare grazie a speciali filtri. Sul trasporto pubblico locale è previsto inoltre che non venga utilizzato il ricircolo dell’aria, il condizionatore, perché il ricambio d’aria deve essere naturale”.
Una seconda regola è quella di non superare l’80% della capienza cosa significa?
La regola è non superare l’80% della capienza del mezzo previsto dalla carta circolazione, per cui il mezzo è stato omologato. Le omologazioni, qui come in tutta Europa, prevedono 8 persone al metro quadro. I mezzi sono solitamente omologati per portare 90 – 100 – 110 utenti. E l’80% di un bus da 100 sono 80 persone. I mezzi sono larghi 2.5 metri e lunghi 12 di conseguenza quando è pieno, non ci può essere distanziamento. Vede, dobbiamo considerare anche l’aspetto della percezione. C’è una distorsione percettiva di chi viaggia sui mezzi pubblici che porta ad avere l’impressione che le presenze siano molte di più di quelle che sono in realtà. Infatti, ogni qualvolta facciamo una conta fisica e la confrontiamo con l’impressione i numeri sono molto diversi.
Chi controlla?
Quando abbiamo fatto conte fisiche, perché abbiamo avuto segnalazioni, le assicuro la saturazione più alta era al 62%. E da quando sono iniziate le scuole mandiamo molti più verificatori rispetto agli altri periodi. Ripeto, le regole non le abbiamo fatte noi. Abbiamo la certezza di non infrangere le regole, perché è matematico che non possano salire sul bus più persone dell’80% della capienza, anche perché abbiamo messo le catenelle per distanziare gli autisti. In ogni caso, per non correre il rischio di sforare, abbiamo aggiunto 60 corse in più rispetto a quelle abituali. Questo comporta per Tep un incremento di costi di 1 milione e mezzo rispetto alla normalità del servizio, stiamo facendo mezzo milione di km in più. Poi ci sono i costi aggiuntivi per la sanificazione quotidiana degli autobus con l’ipoclorito di sodio. Tornando al controllo, né gli autisti né i controllori dei titoli di viaggio hanno potere sanzionatorio. Se qualcuno non rispetta le regole come quella di indossare la mascherina, gli unici a poter sanzionare sono le forze di polizia, anche locale. Alcuni Comuni hanno fermato i nostri bus e hanno fatto verifiche. A livello regionale in alcune città stanno pensando all’utilizzo di personale militare. Comunque i nostri autisti e i verificatori ci riportano che c’è un buon rispetto delle regole.
A Parma come è andata alla ripresa dell’anno scolastico?
In Emilia-Romagna eravamo pronti per affrontare il servizio, abbiamo trovato le risorse e lavorato mesi. La Regione spende 16 milioni per l’anno scolastico, a livello nazionale se ne stanno spendendo più di 200. La Provincia ha lavorato bene organizzando tavoli di confronto con le scuole e noi siamo partiti organizzati per rispettare le percentuali e tutto quanto era stato stabilito. Nei primi giorni di apertura delle scuola abbiamo avuto un po’ di sofferenza per la questione degli orari provvisori e di uscita che erano diversi rispetto gli anni precedenti; oggi tutto il servizio è in bolla.
In questi giorni stiamo diffondendo fra i 44 Comuni una nota informativa realizzata assieme alla Provincia e a Smtp (Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico) proprio per spiegare quali sono le regole che dobbiamo seguire e nei prossimi giorni ci sarà una call con i dirigenti scolastici per spiegare ulteriormente la cosa.
Le proposte arrivano da più parti per risolvere questi problemi, perché non sono state prese in considerazione?
I mezzi nelle ore di punta arrivano al 52% di saturazione. Si è parlato di ridurre al 50% la capienza ma 50 persone su un bus non sono comunque distanziate. E soprattutto in Italia con una norma del genere mancherebbero 20.000 autobus. Produrre un autobus non è come produrre auto, con le capacità produttive europee arriverebbero in un anno e mezzo.
Nessuno lo dice ma per ridurre del 50% la capienza l’unico modo è ridurre la gente non aumentare i mezzi perché non arriveranno mai in tempo. E il problema non è che non ci si è organizzati prima è il costo che sarebbe insostenibile non solo per l’acquisto ma anche per farli muovere: mandare in giro i mezzi costa 3 euro a Km. L’unica soluzione è andare a scuola a rotazione e fare smart working, non ci sono altre via d’uscita. Noi stiamo immettendo 36 mezzi ma li avevamo ordinati prima dell’esplosione della pandemia, perché rientravano nel normale programma di ricambio.
Qualcuno ha suggerito di utilizzare i mezzi privati da turismo…
Noi utilizziamo già 100 mezzi di privati, oltre ai nostri, per servizi extraurbani. Anche a loro abbiamo chiesto corse aggiuntive e hanno saturato le loro capacità. I mezzi da turismo poi, hanno una capienza di 50 persone che devono stare obbligatoriamente tutte sedute; con la regola dell’80% di capienza possono portare 40 persone. Inoltre non sono adatti per il servizio urbano con tante fermate proprio perché non possono muoversi con le persone in piedi. Non è fattibile, chi l’ha proposta non è mai salito su un autobus.
E il rischio di contagio per gli autisti?
Il comitato tecnico scientifico sostiene che il 75% dei contagi avviene in famiglia. E in effetti sono più sicuri a guidare l’autobus che a casa. Sono separati nel posto guida, abbiamo aumentato le barriere di protezione e poi i mezzi continuano a viaggiare con la parte anteriore separata. Abbiamo 550 autisti 350 dei quali si sono sottoposti al test sierologico e solo nel 18% di questi sono stati trovati gli anticorpi. I successivi tamponi sono stati tutti negativi. Devo ringraziare il nostro personale perché anche nei momenti più duri ha dimostrato una attaccamento all’azienda encomiabile, consci e orgogliosi di svolgere un servizio importantissimo per la comunità.
Tatiana Cogo