Michele Guerra, la solitudine degli indispensabili (di Andrea Marsiletti)

di Andrea Marsiletti

Ci sono momenti nella politica in cui tutto sembra incerto, fluido, reversibile.

Le forze in campo si equivalgono, le circostanze appaiono più forti della volontà umana.

Poi, improvvisamente, emerge qualcuno che spezza la simmetria.

Una sola persona, e tutto cambia direzione.

Sono figure che non si limitano a vincere: rendono possibile la vittoria. La loro presenza infrange le regole della statistica e ribalta le probabilità.

E quando mancano, la sconfitta non tarda a venire.

Non si tratta soltanto di potere o di talento, men che meno di parlantina: è qualcosa di più misterioso. È il punto in cui il destino collettivo si concentra in un individuo, e l’individuo si fa destino. Alessandro Magno trasforma un esercito in un’epopea. Giovanna d’Arco risveglia una nazione in ginocchio e porta la Francia al trionfo.

Più modestamente, è il caso di Michele Guerra a Parma. Guerra è l’unico caso nel contesto parmigiano degli ultimi trent’anni che mi viene in mente di un candidato che vince (per ora facilmente) le elezioni per la sua coalizione, che senza di lui non avrebbe nessuna chance di vittoria.

Immaginate per un momento che Guerra faccia come Cincinnato e torni all’Università a insegnare storia del cinema, quante possibilità avrebbe il centrosinistra di Parma di prevalere alle prossime elezioni comunali del 2027 contro Federica Ubaldi o Pietro Vignali? Più o meno zero.


IL VANGELO SECONDO ANDREA


Queste figure non si spiegano solo con la storia, tantomeno con i risultati in sè della loro attività amministrativa, ma con qualcosa che la storia non basta a contenere: la vocazione. Sono strumenti di una necessità che li supera, ma che senza di loro non troverebbe forma.

Per questo sono soli: non perché manchino di compagni, ma perché vedono e fanno ciò che gli altri non vedono e non fanno. Per stare tra i compagni migliori… Ettore Brianti, a mio giudizio il più bravo assessore della giunta Guerra, sta presidiando la patata bollente del welfare con esperienza e maestria, ma come candidato sindaco non vincerebbe le elezioni. Lorenzo Lavagetto è il simbolo indiscusso della sinistra di Parma da più di un decennio, l’unico conosciuto e riconosciuto, habituè dei salotti borghesi della città e dei suoi circoli più popolari, ma vincerebbe le comunali? Mmmmm. Caterina Bonetti è un’assessora cresciuta tanto in competenza e notorietà, è apprezzata in vari ambienti della città e ai piani più alti del Pd nazionale, ma non passerebbe.

Il paradosso dei decisivi è che nessuno può sostituirli, ma tutti dipendono da loro. Quando ci sono, la vittoria è a un passo; quando non ci sono, tutto si spegne.

La storia, in fondo, non è che la cronaca di pochi esseri umani che hanno avuto il coraggio di diventare indispensabili.

Andrea Marsiletti

Leggi anche:

Copyright © 2007-2025 ParmaDaily.it

 

direttore responsabile

Andrea Marsiletti

Copyright © 2007-2025 ParmaDaily.it