
Si amplia la possibilità per le donne di ricorrere, riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza (igv), al trattamento farmacologico, con la pillola RU 486: non più solo nei presidi ospedalieri, ma anche nei consultori familiari. E si parte da Parma, che è stata protagonista del progetto pilota, coordinato da Carla Verrotti direttore U.O. Salute Donna distretto di Parma (Ausl di Parma).
Non tutti i consultori possono essere utilizzati per la somministrazione della pillola RU 486. Servono, infatti, alcuni requisiti per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza tra cui, ad esempio la distanza ravvicinata (entro 30 minuti) da un presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire l’emergenza e il trattamento di effetti collaterali, la presenza di un’equipe formata e, non ultimo, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore.
La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza ha compiuto quest’anno 44 anni. Arrivata dopo una lunga stagione di battaglie civili, ciclicamente se ne mette in discussione la piena applicazione a causa proprio dell’obiezione di coscienza da parte di ginecologi, anestesisti e infermieri. Se, da un lato, il diritto all’interruzione di gravidanza è sancito, dall’altro ci si scontra con la possibilità di incontrare, nelle strutture pubbliche, operatori sanitari obiettori di coscienza. Non in tutto il paese i numeri sono uguali ci sono sostanziali differenze fra regioni e regioni.
In Emilia-Romagna la media di obiezione fra i ginecologi dipendenti è del 44% a Parma del 53% (Fonte Regione Emilia-Romagna, Rapporto IGV 2020). Bisogna però considerare che, in forza alle strutture sanitarie, ci sono anche medici a contratto che quindi non sono conteggiati in queste statistiche.
In ogni caso, da quando è entrata in vigore la 194 le interruzioni volontarie di gravidanza sono costantemente diminuite. In Emilia-Romagna, dal 2004 al 2020 sono quasi dimezzate.
In provincia di Parma nel 2019 sono state 766; nel 2020 sono state 442. Sempre nella nostra provincia, se guardiamo all’età delle donne che ricorrono all’igv, il 25% ha tra i 30 e i 34 anni; il 21,3% ha tra il 35 e i 39 anni.
Abbiamo parlato del progetto pilota per l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica con Ru 486 nei consultori con Carla Verrotti che ha coordinato il gruppo tecnico di lavoro a livello regionale alla quale abbiamo chiesto, prima di tutto, un giudizio sulla legge 194.
“Era stata una legge innovativa per l’Italia e, in qualche modo, ci aveva allineato con quanto succedeva all’estero. Nell’insieme è una buona legge. Per esempio contiene un articolo in cui si dice che bisogna usare i mezzi più adeguati per eseguire l’interruzione di gravidanza. È una legge che ha precorso i tempi e oggi permette di usare metodiche che quarantaquattro anni fa non esistevano nemmeno. È il caso della pillola RU 486. Certo molto dipende dalla corretta applicazione. Se parliamo di obiezione di coscienza io conosco bene la realtà regionale e in particolare Parma e posso dire che qui di problemi di applicazione non ce ne sono. Si può accedere nei vari ospedali e ora con questo progetto pilota anche nei consultori”.

Come nasce il progetto pilota?
Nasce a seguito delle nuove linee di indirizzo del ministero della Salute pubblicate nell’agosto del 2020. Linee che si sono adeguate a quanto all’estero accadeva da anni.
In precedenza, l’igv con i farmaci era possibile fino a 49 giorni, cioè 7 settimane e solo in regime di ricovero ospedaliero. È stato ampliato questo limite da 49 a 63 giorni. Per il momento dal 49° a 63°giorno di gestazione, l’igv rimane praticabile negli ospedali. Invece, fino al 49° giorno, se la donna lo richiede, è possibile effettuare l’ivg farmacologico in consultorio. Questo perché più l’aborto farmacologico è precoce e meno effetti collaterali ci sono. Abbiamo iniziato in modo molto prudenziale e attento solo in alcuni consultori. Faremo una raccolta di dati anonima per valutare sia il gradimento delle donne che eventuali complicanze o problematiche per capire poi come estendere in modo uniforme il progetto a tutta la regione.
Quali sono i vantaggi per le donne?
La procedura ha il vantaggio di poter effettuare tutto al consultorio: dalla certificazione, all’igv al post con i controlli, l’offerta della contraccezione, il supporto psicologico.
L’ambiente è sicuro, accogliente, nel rispetto della privacy e si può contare su un lavoro di equipe: ginecologo, ostetrica, psicologa per andare incontro alle esigenze della donna che possono manifestarsi al momento della scelta, ma anche a interruzione avvenuta.
Le donne ora possono scegliere il come fare, l’alternativa è tra farmacologico e chirurgico, ma anche dove effettuare l’interruzione di gravidanza.
Dalle statistiche emerge un netto calo delle interruzioni di gravidanza, quali possono essere le cause?
Direi un insieme di fattori: dall’educazione che facciamo nelle scuole, alla gratuità della pillola contraccettiva fino ai 26 anni e oltre se ci sono difficoltà economiche, alla gratuità della pillola del giorno dopo nei consultori e al fatto che anche nelle farmacie non è più richiesta la ricetta medica per questo farmaco.

Per la sua esperienza quali sono le motivazioni che spingono una donna a prendere la decisione di interrompere la gravidanza?
Raramente è una scelta che viene presa con superficialità. E anche se minimizzano, nel post intervento emerge spesso tutto il loro disagio. A volte hanno rapporti difficili col partner o il compagno assente, spesso ci sono storie di violenza. C’è infatti una forte correlazione tra violenza domestica e interruzione di gravidanza, in altri casi è la condizione economica a essere determinante. Ma non è mai una decisione facile.
Tatiana Cogo