
Stavolta Bocchi se la prende con la RU486, pillola che “è uno strumento di violenza contro una donna perché le consente di abortire da sola, nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone”.
Non si sa da dove cominciare.
Potremmo spiegargli che la RU486 è prescrivibile entro i 63 giorni di gravidanza quindi molto prima che l’embrione diventi feto.
O che la RU486 è un’alternativa più sicura rispetto ad interventi chirurgici ed anestesia ed alle eventuali complicanze (ad esempio la rottura dell’utero)
O potremmo rassicurarlo sul fatto che le difficoltà nell’accesso, i colloqui, i periodi di riflessione e tutti gli ostacoli, più o meno espliciti, all’esercizio del diritto all’aborto sono sempre presenti, anzi aggravati dalla presenza delle associazionni “Pro-Vita”.
Tutto questo però il consigliere Bocchi lo sa già.
Le parole di Bocchi non sono altro che propaganda di quella ultradestra (a livello internazionale) per cui il problema della natalità è che le donne possono abortire troppo facilmente, che le donne vanno educate a capire che stanno compiendo un abominio etico, che l’aborto ha come conseguenza la sostituzione etnica.
Che poi limitare l’accesso all’IVG non riduca il numero di aborti non è importante, l’importante è mettere in discussione il diritto di autodeterminazione delle donne e continuare ad attaccare la legge 194, legge sicuramente fondamentale ma obsoleta, mai aggiornata e frutto dei compromessi dei suoi tempi, per impedirne il superamento.
Grazie consigliere Bocchi, che si ricorda di mostrarsi per quello che è, un retrogrado nostalgico del codice Rocco esponente di un partito che non fiata davanti a 50.000 bambini morti e feriti (anche da bombe italiane) a Gaza ma vuole il riconoscimento della capacità giuridica del prodotto del concepimento, che umanizza gli embrioni e criminalizza le donne che scelgono di interrompere la gravidanza.
Consigliere Bocchi, si preoccupi del welfare assente, dei salari da fame, della promozione di una sessualità sicura e consapevole, di educazione affettiva, di lavorare per creare le condizioni favorevoli alle donne che intendono portare avanti una gravidanza.
Le chiediamo solo una cortesia: la prossima volta che aprirà bocca, si ricordi di tirare lo sciacquone.