ReSister! 2025: tre giorni di femminismo, musica e attivismo a Parma

Oltre duemila persone al Festival della Casa delle Donne, tra talk, spettacoli e riflessioni sul presente e sul futuro dei diritti civili

di Tatiana Cogo

Difficile tornare a casa senza sentire dentro di sé un’energia rinnovata, un nuovo bisogno di attivismo, riflessioni e domande. E anche un sorriso.

Oltre duemila persone hanno accolto l’invito a “s-confinare” lanciato dalla Casa delle Donne di Parma con il festival di cultura femminista e transfemminista ReSister!, organizzato insieme al Comune di Parma con il sostegno della Regione, di Fondazione Cariparma e di Proges.

Tre giorni di presenze costanti al Parco della Musica hanno animato incontri, musica, spettacoli, laboratori e bancarelle etiche, con i talk a registrare il pienone. In platea tutte le generazioni possibili, insieme ad ascoltare docenti, attiviste, scrittrici e blogger confrontarsi su come affrontare la marea nera dei nazionalismi, difendere i diritti civili, ripensare l’amore e costruire nuovi modelli di relazione, e sui diversi tipi di privilegio che attraversano le persone razzializzate.

Il tema dello sconfinamento si è fatto sentire anche sul palco: due grandi bandiere palestinesi incorniciavano gli interventi, con appelli a non distogliere lo sguardo da Gaza e la presenza di tre donne delle diaspore contemporanee, originarie di Siria, Iran e Palestina. La cooperante palestinese Amal Khayal ha lanciato un messaggio chiaro: “Per aiutare Gaza dobbiamo unirci e costruire una posizione più forte, senza le divisioni che a giugno hanno portato a tre manifestazioni diverse a Roma. Anche l’Italia è complice se siamo al secondo anno del genocidio. Non ci si lava la coscienza facendo venire qui 150 bambini feriti: si smetta di vendere armi a Israele”.

Pur essendo alla terza edizione, il festival è stato “il primo a essere davvero costruito come una Casa, come un’opera collettiva mai così partecipata – commenta Elisabetta Salvini, presidente della Casa delle Donne di Parma -. Ciascuna ha fatto un pezzo: chi ha cucito le bandiere, chi ha tenuto i contatti con artiste e ospiti, chi ha costruito i talk, chi si è occupata della logistica o dei banchetti etici. Le presenze hanno superato i numeri precedenti, ma il segnale più significativo è stato sentire persone che non ci conoscevano respirare intensamente il clima del festival, in un vero contagio politico e femminista”.

I messaggi più forti e duraturi di ReSister! 2025? “Sconfinare e unire generazioni diverse ci ha obbligate a un ascolto non giudicante e a nuove modalità di attivismo. La parola chiave è complicità, che va oltre l’alleanza. Il momento più sconfinante è stato capire quanto il personale sia politico: chi stava sul palco ha saputo coniugare riflessione teorica e vissuto personale, e questo è arrivato al pubblico. Ogni tavolo è partito da esperienze vissute, aumentando autorevolezza e valore”.

Del Festival resta anche la mostra fotografica “Diane”, fino al 17 ottobre nella sede della Casa in via Melloni 1. Firmata da Giona Mottura, racconta con uno sguardo antropologico la transizione della cantante svizzera Diane Arthémise Tripet.

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