Si è conclusa con una doppia denuncia alla Procura della Repubblica di Parma la complessa indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Salsomaggiore Terme. Sulla base degli elementi raccolti — e fermo restando il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva — un 36enne e una 21enne italiani sono stati individuati come presunti responsabili di una truffa online in concorso.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, nei mesi scorsi un 60enne di Salsomaggiore è stato raggirato mentre tentava di acquistare un motore usato per la propria auto attraverso un noto social network. L’annuncio proponeva il ricambio a un prezzo particolarmente conveniente, 500 euro, attirando subito l’attenzione dell’uomo.
Dopo un primo contatto via chat, il venditore ha fornito un numero di cellulare. Durante la successiva conversazione telefonica, i due hanno discusso delle caratteristiche del motore e dei chilometri percorsi, concordando il prezzo richiesto. Per accrescere la credibilità dell’offerta, il presunto truffatore si è presentato come titolare di un’azienda di rettifica motori del Nord Italia, inviando anche il link al sito web dell’impresa per rafforzare la propria identità.
Convinto dalla professionalità apparente del venditore, il 60enne ha effettuato un bonifico di 500 euro sull’IBAN indicato, inviando la ricevuta come conferma del pagamento. Ma, nel giorno stabilito per la consegna, nessun corriere si è presentato alla sua abitazione. I tentativi di contattare il venditore sono risultati vani: il cellulare era sempre spento.
Insospettito, l’uomo ha chiamato direttamente l’azienda indicata dal venditore, scoprendo con sorpresa di essere caduto vittima di un raggiro. I responsabili dell’impresa gli hanno infatti spiegato che, già in passato, sconosciuti avevano sfruttato indebitamente il loro nome per compiere truffe simili.
A quel punto la vittima si è rivolta ai Carabinieri di Salsomaggiore, presentando denuncia e consegnando tutta la documentazione del pagamento. I militari hanno avviato immediatamente le indagini, seguendo la cosiddetta “pista digitale”. Attraverso un lavoro minuzioso sono riusciti a risalire agli intestatari delle linee telefoniche e dei conti bancari e postali utilizzati per il trasferimento del denaro, identificando i due presunti autori della truffa, entrambi già noti per precedenti specifici.


