† Stralciare il Vecchio Testamento? Un’eresia necessaria (di Andrea Marsiletti)

SMA MODENA

Rubrica TeoDaily – È un pensiero dissidente, ma sotto sotto condiviso. Lo pensò già Marcione nel II secolo, e per questo fu bollato come eretico dalla Chiesa primitiva.

E’ un pensiero sacrilego: stralciare il Vecchio Testamento dalla Bibbia.

Già, perché il suo Dio vendicativo e crudele è incompatibile con il Gesù misericordioso e buono dei Vangeli. Perché quel Dio violento non è il Padre raccontato dai Vangeli.

Ma non mi preme qui riprendere un dibattito di 2000 anni fa.

Più pragmaticamente mi interessa riflettere su quali benefici apporti alla predicazione di oggi portarsi dietro il fardello del Vecchio Testamento, e quanti, per contro, sono i danni di coerenza e di credibilità che ciò produce.

Non da oggi le donne e gli uomini contemporanei sono disposti ad accettare il mistero, pur intellegibile, di Dio, ancora di più a credere nell’esistenza di Gesù (anche perchè questo è un fatto storico), a riconoscersi nella bontà dei suoi insegnamenti, ad ammettere che se seguisse le leggi dei Vangeli il mondo sarebbe un posto migliore per tutti, financo ad accettare la resurrezione.

Ma oggi pochi sono disposti a credere alle storie vetero testamentarie di Adamo ed Eva, della mela e del serpente, dell’arca di Noè che salva le specie animali da una gigantesca alluvione. Quando sentono queste cose le persone si allontanano perchè non riescono a prendere sul serio questi testi, che alla fine sono un intralcio alla trasmissione del cristianesimo.

Ancora meno persone sono disposte ad accettare un Dio vetero-testamentario che comanda lo sterminio di intere popolazioni: “Quando ti avvicinerai a una città per combatterla, le offrirai la pace… Ma se non vorrà far pace con te e vorrà la guerra, allora l’assedierai. Quando il Signore tuo Dio te l’avrà data nelle mani, ne colpirai tutti i maschi con la spada… Così farai agli Hittiti, agli Amorrei, ai Cananei, ai Perizziti, agli Hivviti e ai Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato: per votarli allo sterminio.” (Deuteronomio 20,10-17).

Fa rabbrividire leggere che nel Vecchio Testamento Dio ordina al re Saul di distruggere gli Amaleciti: “Va’, colpisci Amalek, vota allo sterminio tutto ciò che ha: non risparmiarli, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”. (1 Samuele 15,3).

Bambini, lattanti, cammelli assassinati in nome di Dio.

E le donne? In Numeri 31, dopo la guerra contro i Madianiti, Mosè si infuria perché non tutte le donne sono state uccise. Allora ordina, in nome di Dio, che vengano sterminate tutte le donne che hanno avuto rapporti con uomini, e risparmiate solo le vergini per uso degli Israeliti: “Ora uccidete ogni maschio tra i bambini e ogni donna che si sia unita con un uomo. Ma tutte le ragazze che non si sono unite con un uomo, conservatele in vita per voi.” (Nm 31,17-18).

Donne come bottino di guerra, prostituite con la benedizione divina, vergini per il piacere del “popolo eletto”. Mosè ci va giù pesante, non scherza.

C’è solo l’imbarazzo della scelta nel citare abomini di questo tipo nel Vecchio Testamento. Dio appare spesso più simile a un signore della guerra tribale che al Padre misericordioso dei Vangeli che ama tutti, anche i nemici, e perdona.

E tutta questa violenza è ancora oggi “Parola di Dio”. Sì, il Vecchio Testamento è Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II, nella costituzione Dei Verbum, lo afferma chiaramente: “I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, devono essere ritenuti sacri e canonici perché, scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore” (Dei Verbum 11).

Se invece il Vecchio Testamento deve essere inteso come un genere letterario, la ricerca di un dialogo con Dio, un racconto allegorico, una testimonianza storica utile a contestualizzare il Nuovo Testamento, a farci comprendere le norme sociali, sessuali e religiose della società patriarcale, tribale e arcaica in cui è vissuto Gesù, allora ben venga la sua lettura accademica.

Ma non chiamiamolo più “Parola di Dio”. Credere o predicare che il Padre di Gesù ha ordinato di uccidere i bambini e di violentare le donne non è “Parola di Dio”, è bestemmiare il nome di Dio.



E la Chiesa non può continuare a prendere del Vecchio Testamento quello che più gli piace, a spizzichi e bocconi: ad esempio, il peccato originale di Adamo ed Eva, che è alla base della teologia del peccato originale, è assunto alla lettera (“La Chiesa insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato «di santità e di giustizia originali“, Concilio di Trento, DS 1511; “Per il peccato dei nostri progenitori andrà perduta tutta l’armonia della giustizia originale che Dio, nel suo disegno, aveva previsto per l’uomo.”, Catechesi della Chiesa, n.379), mentre la violenza di Dio dovrebbe essere interpretata come allegoria figlia dei costumi del tempo.

Il Vangelo è rivelazione nuova e liberatrice. Per questo Gesù non è stato riconosciuto dagli ebrei come il loro Messia, perchè la sua predicazione era diversa dalla loro. E infatti lo hanno messo in croce come bestemmiatore.

Forse è venuto il tempo di stralciare il Vecchio Testamento, così da evitare imbarazzi, incomprensioni, detti e non detti, omissioni, parzialità, faziosità, e di parlare solo Gesù, il Dio incarnato, l’immagine di Dio.

Non possiamo chiedere di più che di conoscere Gesù, perché conoscendo lui conosciamo Dio.

E Dio, quello vero, lo si scopre quando si mettono da parte anche le sue caricature più antiche.

Andrea Marsiletti