
A margine della astensione proclamata dalla magistratura onoraria per il periodo dal 12 al 16 ottobre 2020, si intende evidenziare l’importanza dell’apporto dei magistrati onorari al buon andamento della complessa macchina giudiziaria.
Se da un lato il presente comunicato (ovviamente) ha ad oggetto soprattutto il ruolo dei Vice Procuratori Onorari incardinati presso le Procure della Repubblica, dall’altro il discorso può ritenersi (altrettanto ovviamente) esteso anche alla magistratura onoraria giudicante.
Lo scrivente, prima di essere designato Procuratore di Parma, per cinque anni e mezzo (da febbraio 2013 a settembre 2018) ha ricoperto l’incarico di Procuratore Aggiunto a Napoli, ove -tra l’altro- ha coordinato circa cento Vice Procuratori Onorari, ovvero il numero di magistrati onorari più alto d’Italia ed è anche alla luce di tale esperienza che il tema odierno viene affrontato con cognizione di causa.
Per una Procura della Repubblica i magistrati onorari costituiscono una risorsa indispensabile.
Per quanto riguarda, a titolo di mero esempio, la Procura di Parma (ma questo in linea di massima vale per tantissimi uffici giudiziari) detta indispensabilità è attestata in maniera inconfutabile dal progetto organizzativo dell’Ufficio, nel quale un apposito capitolo è dedicato al settore.
I V.P.O. quotidianamente assicurano presenza ed impegno sia nel settore dibattimentale che nella fase delle indagini preliminari.
Quanto al settore dibattimentale, i V.P.O. rappresentano l’Ufficio di Procura in tutti i processi dinanzi al Giudice di pace e nella quasi totalità di quelli dinanzi al Giudice monocratico, sia nelle udienze ordinarie che nei processi con il rito direttissimo.
Tale impegno consente ai Magistrati togati dell’Ufficio di dedicarsi con maggiore tempo a disposizione alla fase investigativa dei procedimenti più rilevanti ed alla fase dibattimentale dinanzi al Tribunale collegiale.
Ma l’impegno dei V.P.O. non si ferma alla fase dibattimentale.
Infatti la maggioranza dei predetti partecipa a pieno titolo anche alla fase delle indagini preliminari.
Per scelta organizzativa del Procuratore, condivisa dai Magistrati togati dell’Ufficio, i VPO sono stati inseriti in un primo momento in un progetto smaltimento, finalizzato alla eliminazione di parte dell’arretrato che si era accumulato; in una fase successiva, a partire dalla primavera del 2020, sono stati inseriti in una articolazione denominata S.D.A.S. (Servizio Definizione Affari Semplici), ideata per la definizione dei procedimenti di agevole trattazione, in maniera da renderli ancora più parte dell’Ufficio di Procura; i risultati sono senza dubbio più che apprezzabili, avendo gli stessi definito (e comunque contribuito a definire) circa 1000 procedimenti contro indagati noti ed oltre 1600 procedimenti contro indagati ignoti.
Proiettando tali dati su scala nazionale è facile comprendere l’importanza di una categoria che, pur a fronte di un inquadramento onorario, assicura generalmente un apporto professionale di grossa entità, con margini qualitativi che, con adeguati stimoli e valorizzazione, raggiungono rendimenti altrettanto apprezzabili.
Purtroppo, pur dinanzi a tali dati ed all’apporto da sempre fornito, all’impegno dimostrato da anni dalla categoria non corrisponde un riconoscimento adeguato da parte delle Istituzioni.
La riforma Orlando (che pure conteneva dei riconoscimenti qualitativi per la categoria, ampliando alcune competenze dei magistrati onorari) mira ad una forte riduzione degli apporti da parte dei magistrati onorari, prevedendo un impegno settimanale veramente irrisorio, laddove negli uffici giudiziari che recepiscono con maggiore consapevolezza il ruolo dei magistrati onorari, costoro in teoria possono arrivare anche cinque-sei presenze settimanali.
Si spera che il meccanismo di riforma della riforma Orlando che era stato avviato nei mesi scorsi -il cui arenamento è alla base dello stato di agitazione della categoria- possa riprendere nell’interesse non solo della magistratura onoraria ma dell’intero sistema-giustizia della quale la prima è parte integrante e senza la quale la crisi della giustizia non potrà che acuirsi.
Il Procuratore della Repubblica
Alfonso D’Avino