E’ il 4 Novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, sono trascorsi 107 anni dalla fine delle ostilità sul fronte italo – austriaco della Grande Guerra.
La guerra, conclusa con la vittoria italiana e l’annessione di Trento e Trieste, è stata considerata anche come la quarta guerra d’indipendenza.
Il costo del conflitto, anche per l’ Italia, come per tutti gli altri stati belligeranti, fu enorme, con più di cinque milioni di mobilitati, 650.000 militari morti, altri 300.00 tra civili e militari morti per le malattie contratte, più di mezzo milione di mutilati. Quella guerra fu definita da papa Benedetto XIV, nel 1917, come :”Una inutile strage”.
Questa giornata era festa nazionale, dico era, perché nel 1977, quando per ragioni di politica economica diminuirono le festività civili e religiose, venne spostata alla prima domenica di novembre.
La festa venne introdotta con una legge dell’ottobre del 1922, qualche giorno prima dell’avvento al governo di Mussolini, quindi è da attribuire ad un regime ancora liberale. In questo contesto politico un anno prima, nel 1921, nello stesso giorno, venne tumulata nell’Altare della Patria in Roma, già monumento al primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, la salma del milite ignoto, dopo un commovente viaggio in treno da Aquileia.
L’Italia del primo dopoguerra con forti tensioni sociali e politiche, alla soglia della rottura di un fragile equilibrio democratico, quel 4 novembre 1921, si fermò deferente di fronte a quella bara che rappresentava per molti, il figlio, il marito, il fratello morto in guerra.
A proposito di unità degli Italiani, nella tragedia della guerra essa si rafforzò, secondo alcuni si creò. Quanti ragazzi meridionali, allora, morirono per salvare la valle del Po!
Sui due frontoni dell’Altare della Patria, come monumento inaugurata nel 1911, per celebrare i 50 anni dell’unità d’Italia c’è scritto a caratteri cubitali in latino, così traducibile: “ALL’UNITA’ DELLA PATRIA; ALLA LIBERTA’ DEI CITTADINI”.
Il Risorgimento è celebrato nella sua massima espressione monumentale sul binomio Patria e Libertà, che il regime fascista ha spezzato.
La Costituzione della Repubblica, nei principi fondamentali, all’articolo 5, trattando delle autonomie locali, premette che la Repubblica è una e indivisibile.
Intendiamoci, l’unità non va intesa come esaltazione del centralismo, ma come sintesi dei vari livelli di autonomia a partire dai comuni, dalle province e delle regioni.
In questa giornata si celebrano anche le Forze Armate, chiamate nell’ambito dei compiti costituzionali a loro assegnati, a garantire, anche nel contesto dei trattati internazionali, la nostra indipendenza e si fa memoria dei Caduti di tutte le guerre. Infatti le caserme e le strutture militari è tradizione che siano visitabili dai cittadini .
Il 4 novembre, penso, che debba essere rivalutato nella sua celebrazione, senza timori di cedere ne a pulsioni militariste, ne a rigurgiti di nazionalismo esasperato, perché in mezzo c’é la Costituzione del 1948, che nella sua essenza è un antidoto a certe strumentali esaltazioni.
A più di cento anni si può fare storia e memoria in modo corretto, ricordando come la tragedia di quella e di tutte le guerre abbia inciso nel percorso storico della nostra comunità nazionale, facendo di quei ricordi dei messaggi di pace.
Con tutto il rispetto per San Francesco, avrei preferito l’approvazione di una legge per far tornare festivo il 4 novembre, come in periodo repubblicano lo fu fino al 1976.
Stefano Gelati


