
07/02/2009
h.20.20
«Allarmante capacità falsificatrice di atti redatti al solo fine di occultare i soprusi commessi». Basterebbe questa frase a dare il segno di quanto il cosiddetto “caso Bonsu” assomigli sempre più ad una ferita aperta per la nostra città.
E a pronunciarla non è il politico di turno, che cerca di “strumentalizzare” la vicenda a fini politici, ma un tribunale, quel tribunale della Libertà che ieri, carte alla mano, ha confermato in pieno le scelte e la linea tenuta dal procuratore Gerardo Laguardia. Il quale – sempre ieri – si è poi sentito in dovere di prendere carta e penna e scrivere ai giornali per controfirmare – se ce ne era bisogno – quello che ormai appare evidente: Parma ha sottovalutato la gravità e la portata di ciò che avvenne qualche mese fa in via del Taglio.
Lo hanno sottovalutato certi politici, che a fronte di chi cercava di porre domande in modo pacato ma fermo, hanno offerto uno spettacolo in questi mesi davvero sconfortante, fatto di imbarazzati silenzi, accuse di strumentalizzazione e qualche comportamento non proprio elegante (continuo a pensare che il Sindaco Vignali avrebbe dovuto presentare immediatamente le proprie scuse al cittadino Emmanuel Bonsu).
Lo hanno sottovalutato coloro che si sono sentiti in dovere di precisare che la nostra città non è razzista, ma che poi non hanno chiesto con altrettanta voce la verità dalle istituzioni. Ma soprattutto è stato sottovalutato dal corpo di Polizia Municipale che per esperienza diretta di chi ci ha lavorato, è costituito da persone serie e competenti che oggi devono avere la forza di fare chiarezza, senza lasciarsi sopraffare dallo sconforto, ma rifiutando anche di farsi rappresentare da qualche collega che evidentemente ha perso il senso dell’istituzione di cui porta la divisa.
Come politico e cittadino di Parma mi sento in dovere di dire che adesso che i tribunali cominciano a dare delle risposte occorre veramente affrontare il caso Bonsu per quello che è: un caso grave, anche se isolato, che per come è stato gestito ha assunto i contorni di una preoccupante deriva democratica. Una deriva democratica che ha quasi determinato il tentativo di sovvertire le regole del diritto: la vittima additata come colpevole, il giudice sotto giudizio e gli indagati? Persone che hanno assunto comportamenti amichevoli, ovviamente…
Ognuno è innocente fino a dimostrazione contraria, ma tutti devono essere rispettati nello svolgimento del proprio ruolo, in primis la magistratura.
Tutti i responsabili di questa vicenda devono a questo punto essere giudicati, nel rispetto quelle leggi e regole democratiche che solo in questo modo possono essere ripristinate e lenire così il dolore per una ferita che per questa città è – purtroppo – ancora oggi dolorosa e infamante.