La sinistra italiana aveva bisogno del(la) Presidente Meloni (di Alberto Padovani)

di UG

La politica, nel 2022, vive di tutte le contraddizioni possibili rispetto ad una visione novecentesca, che pure resiste in buona parte dell’opinione pubblica, per motivi generazionali e/o per ragioni ideologiche. Una contraddizione multiforme che suona come contrappasso rispetto alla chiarezza dello storicamente consolidato Destra vs Sinistra, tale per cui si mescolano elementi identitari e ci si ritrova a rappresentare qualcosa di alternativo alla propria posizione politica, classicamente intesa.

Ad esempio, la sinistra oggi è statalista e guarda al passato (Resistenza) mentre la sinistra nasce come movimentista e progressista (contro la conservazione). Certo, ci sono delle ragioni e dei distinguo, ma questa contraddizione trova piena espressione nei leader che incarnano (sempre più velocemente) i vari partiti e progetti politici.

È successo per Matteo Renzi, il più macroniano dei leader emersi dal centrosinistra. Succede spesso per Giorgia Meloni, in questo periodo. Pare quindi essere un segno dei tempi, destinato a ripetersi in futuro.
Infatti, mentre nessuno ha dubbi sul fatto che il governo italiano abbia un’impronta destrorsa, la figura della Premier – nonostante la sua ingiunzione ad essere chiamata “Il Presidente” – sta rappresentando, per alcuni aspetti (non per altri, anzi…) una novità progressista per l’Italia. La prima donna arrivata al vertice del governo – e già questo basterebbe come segnale – e al contempo una persona emancipata, decisa, che per molte femministe rappresenta senz’altro un antipatico ma reale pungolo.

Sto parlando di un dato sociale, prima che politico, che sta muovendo l’opinione pubblica verso una nuova percezione della leadership politica, in un Paese come l’Italia, decisamente conservatore sul piano della rappresentanza.



Un Presidente che si porta la figlia alla Cop20 è di fatto quel “qualcosa di sinistra” che Nanni Moretti invocava nel film “Aprile”. L’ingresso del “famigliare” nel rigido contesto e protocollo politico e istituzionale ci consegna un argomento interessante.

Certamente non stiamo dicendo che la Meloni è di sinistra – tutt’altro – ma piuttosto (consapevole provocazione) che è il “leader” che mancava alla sinistra italiana… Ovvero che può muovere la sinistra stessa a muoversi per non morire.

Una specie di “Bad Schlein”, capace di far riflettere la sinistra, in un bagno di realtà, portato da una signora dai toni bruschi venuta dalla Garbatella, non certo dai Parioli.

Alberto Padovani

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