– Ho visto ghigne, che voi umani…
– Mo indù sìt sta? (Ma dove sei stato?)
– Alla ColorAvis di Roccabianca…
– Ah seh…agh s’éra ànca me veh, i’m vrévaŋ pitürà inféŋ al gāt (ah sì, c’ero anch’io veh…mi volevano pitturare persino il gatto…).
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Bellissima domenica ieri pomeriggio (19 giugno), di festa, risate multi-cromatiche variamente distribuite, e amicizia in tinta, nel nome dell’Avis di Roccabianca.
Si chiamano “camminate colorate”, credo sia una roba “strolgata” dagli americani, ma bisogna dire che anche a qui nella Bassa ha funzionato davvero bene.
Più di 250 persone hanno fatto una bella passeggiata sull’argine, con il piacere aggiuntivo di lasciarsi avvolgere da variopinte nuvolette che hanno distribuito sui vestiti e sulle facce di ciascuno, allegria e buon umore dalle mille sfumature.
La cosa più bella poi è che si trattava proprio di un’iniziativa della benemerita sezione Avis locale, tornata così ad animare il paese dopo il buio periodo della pandemia.
In qualità di “vice-fotografo semi-ufficioso in seconda”, ho avuto modo di seguire sulla bici tutta la manifestazione, potendo apprezzare via via le facce, mentre si andavano coprendo sempre più di colore e senso goliardico della compagnia, ad ogni tappa del percorso, dove spietati “inzaccheratori” quasi professionali, non si sono risparmiati con manate di polverine colorate lanciate a tutto spiano.
Così, compite signore, partite con la messa in piega impeccabile, hanno tagliato il traguardo in technicolor e “spatusente” (scarmigliate) come gatti puffi psichedelici; mentre bambini e ragazzini sono tornati a casa col dubbio di venire scambiati dalla mamma per strani cubi di Rubik mal risolti.
† Terra Santa 2 – Indegno ed eletto al cospetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tagba (di Andrea Marsiletti)
Il divertimento e l’impegno per una buona causa, sono stati insomma coniugati al meglio, in una di quelle occasioni belle che sanno far sentire un paese unito da una lieve, eppure importante sintonia.
Alla fine, chi ha partecipato si è portato a casa anche la maglietta dell’Avis, in ricordo di questa giornata insolitamente preziosa.
E magari qualcuno, indossandola pulita nei prossimi giorni, incontrando un amico, si sentirà chiedere: “…Ma non eri te, quella volta, con addosso il pigiama del nonno di Lady Gaga, candeggiato male?…”.
Al che l’interpellato, quasi inevitabilmente (senza aver capito bene se il candeggio riguardasse in effetti il pigiama o il nonno), si sentirà autorizzato a rispondere: “…Sì, fai bene a parlare te, che al tuo confronto, Arlecchino sembrava trasmesso ancora in bianco e nero…”.
Ed entrambi torneranno col ricordo piacevolmente, a quella colorata domenica in cui erano partiti per una passeggiata vestiti da giugno, ritornando poi in forma più adatta al carnevale.
Divertiti e contenti di aver fatto una buona cosa per l’Avis e per la sua fondamentale missione.
Angelo Gil Balocchi