† Terra Santa 2 – Indegno ed eletto al cospetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tagba (di Andrea Marsiletti)

TeoDaily – La moltiplicazione dei pani e dei pesci è l’unico miracolo di Gesù, a parte la resurrezione se tale vogliamo considerarla, a essere narrato in tutti e quattro i Vangeli canonici.

I primi cristiani identificarono in Tabga, sulla riva del lago di Tiberiade in Galilea, la località dove era avvenuto questo fatto, come parimenti ricordavano lì il monte in cui Gesù aveva proclamato il Discorso delle Beatitudini e la riva dove era apparso il Risorto per la seconda pesca miracolosa.

Tabga è un posto carico di misticismo e di trascendenza, e non poteva non essere una delle prime tappe del mio pellegrinaggio in Terra Santa (leggi tappa 1: † Terra Santa, la spiritualità del primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana in mezzo al trash dei pellegrini e dei venditori)

In merito alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, scrive l’evangelista Giovanni: “Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”.
C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

Siamo di fronte a un miracolo, o a un segno come li chiama Giovanni, che ha un significato simbolico per le sue risonanze messianiche, ecclesiali e sacramentali, rappresentando il compimento neotestamentario del dono della manna (Es 16,4-35), accreditando Gesù come il messia annunciato da Mosè (Dt 18,15-19), anticipando il dono dell’Eucaristia che diverrà realtà nell’Ultima Cena.

Negli anni ’80 intorno alla roccia sulla quale la tradizione cristiana ritiene Gesù benedisse e spezzò il pane è stata costruito un santuario, chiamato “Chiesa della Moltiplicazione dei pani”. Durante i lavori di edificazione sono state ritrovate le fondamenta di un edificio di culto più antico, risalente al IV secolo. Ciò testimonia la venerazione del luogo da parte della primitiva comunità cristiana. Poi fu scoperto il celebre mosaico con il cesto di pani affiancato da due pesci datato primi secoli che dimostra che agli albori della fede (in un tempo vicino a quello di Gesù in vita) qui si considerassi fosse avvento il miracolo.

Tornando alla Parola, l’evento prodigioso genera però un malinteso: la folla aspetta un Messia con un programma mondano e funzionale ai loro desiderata e ritiene sia giunta l’ora di proclamare Gesù Re dei Giudei. Ma interpretarlo come Re dei Re, potente di questo mondo, significa negare la sua identità e la missione che gli ha affidato il Padre, significa cedere alle intenzioni e tentazioni del Principe di questo mondo, Satana. Gesù si sottrae alla folla e fugge nella solitudine a pregare.


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Dopo aver visitato il luogo santo e scattato le foto in vista del reportage di TeoDaily, anch’io mi sono ritirato in silenzio nel bar davanti e con vista sulla Chiesa.

Riflettevo che dove duemila anni fa c’era Gesù che predicava e moltiplicava i pani e i pesci, oggi a pestare quel suolo c’ero io, in atteggiamento vagamente contemplativo, con il cappello militare di Fidel Castro, a bere un caffè e mangiare dei datteri israeliani (buonissimi).

Ero degno di stare lì?

Mi sono guardato intorno e alla vista di un gruppo di pellegrini che avanzavano trascinandosi le gambe come stessero subendo il supplizio del Calvario, sbuffando, forse imprecando, spero non bestemmiando per il caldo, con la guida che sventolava la bandiera di un’agenzia di viaggi o di una parrocchia, mi sono sentito degnissimo di essere lì.

Di più, mi sento sentito un eletto.

Non mi ero mai sentito tanto gnostico come in quell’istante.

Andrea Marsiletti

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