La Protezione civile di Parma per la Romagna

di UG

L’aspetto di Sant’Agata sul Santerno, appena entri in paese, è quasi spettrale anche se ormai sono passate diverse settimane dal tragico alluvione di maggio. Sembra il set di un film di fantascienza distopico, una specie di The Day After ambientato in Romagna invece che nel Texas. Con la grande differenza che invece di vedere mezzi militari in giro …si vedono solo furgoni, camionette e veri e propri mezzi pesanti della protezione civile provenienti da tutta Italia.

In realtà il volontario lombardo che ci accoglie all’arrivo ci dice che finalmente si inizia a vedere una parvenza di ripresa della vita cittadina. Fino a un paio di giorni prima il contesto era ancora peggiore.

In questa cittadina romagnola di circa 3.000 abitanti la protezione civile di Parma ha aperto un punto di ristoro: nella piazza del paese vengono distribuite, gratuitamente, bevande, dolci, snack sia ai volontari che stanno liberando il paese dal fango che ai cittadini che ancora vivono i disagi dell’alluvione. In realtà questo punto, composto da un modulo adibito a una sorta di minibar e un gazebo con tavoli e panche, è un punto di socialità essenziale in una zona priva, in questo momento, di bar e negozi aperti. E allora è qua che arrivano cittadini che cercano aiuto o volontari che hanno recuperato oggetti personali e cercano, col passaparola, i legittimi proprietari.

 

† Terra Santa 2 – Indegno ed eletto al cospetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tagba (di Andrea Marsiletti)

 

Ed è sempre qua che si nota l’umanità, quella vera ….quella che di solito viene fuori solo dopo le sciagure. Quell’ umanità che si trasforma in quella solidarietà che in un piccolo paese di campagna deriva dalle migliori tradizioni contadine ( per intenderci quelle raccontate, in maniera sublime, dal Manzoni ne I Promessi Sposi) e anche cattoliche. E allora noti la giovane coppia, che sta ancora facendo la conta dei danni subiti, che quando passa quel ragazzo, indigente, non ci pensa due volte a chiamarlo per dargli un mezzo pacchetto di sigarette esattamente come hanno sempre fatto prima dell’inondazione.

O l’operaio che potrebbe mettersi in cassa integrazione…ma ha espressamente chiesto al suo datore di lavoro di continuare a lavorare per non perdere almeno il senso di una vita normale.

O l’anziano che chiede a un gruppo di volontari della protezione civile lombarda, ragazzi tra l’altro particolarmente efficenti, aiuto per spostare un mobile cui tiene particolarmente, e vorrebbe recuperare, e per sdebitarsi si impunta perché accettino una bottiglia di grappa invecchiata 40 anni.

E, obiettivamente, oggi, questa umanità è la stessa in tutta la regione … anche a Faenza dove c’è il campo base del coordinamento di Parma. Qua sono presenti al momento due cucine da campo, allestite dentro dei camion appositamente modificati, in grado di “sfornare” centinaia di pasti ogni giorno. Ed è impressionante come tutto sia gestito in pratica esclusivamente da volontari, che non ricevono un euro per la propria attività prestata!
Se in passato tutte le emergenze in Italia furono affrontate con l’esercito, si pensi solo a titolo d’esempio agli alpini che prestarono la propria opera nel Vajont o in Friuli, oggi, a 20 anni dalla fine della leva obbligatoria, quelle stesse emergenze possono essere affrontate solo da questi volontari. Con la differenza, non piccola, che i militari di leva avevano generalmente 20 anni …mentre l’età media in protezione civile è molto più alta.

Ancora oggi, e l’emergenza Romagna lo dimostra, il coordinamento di protezione civile ha bisogno di volontari, di competenze in vari campi, di disponibilità a dedicarsi alla propria comunità … chiunque se la sente può, pertanto, per iniziare, informarsi sul sito
https://protezionecivileparma.it/

Simone Guernelli

PS, nella foto allegata due giovani volontarie che hanno contribuito a gestire una delle cucine da campo a Faenza

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