Lunedì in consiglio comunale ci sarà una votazione importante sul futuro dell’aeroporto e della città, il sindaco con un video ha dato la linea, votare sì all’allungamento della pista, per poter vigilare sullo sviluppo del progetto, il Comune garante che nonostante l’allungamento della pista non si faranno i cargo, forse.
Un finale nemmeno troppo a sorpresa.
Mi ricordo in campagna elettorale, tutti con le manine alzate in segno di no al cargo, tutti i candidati, perfino Vignali. Era chiaro il valore di quell’alzata di mano, la politica oggi purtroppo insegue il consenso e probabilmente gli spin doctors hanno consigliato ai loro candidati di adeguarsi, poi si vedrà, la cittadinanza ha la memoria corta, in fondo. Si era perfino spaventato il direttore della gazzetta (degli industriali) di Parma, che se ne era uscito con un piccatissimo editoriale in cui fustigava la classe politica locale, rea di bersi le “fake news” dei no cargo invece delle fake news del suo quotidiano che ha continuato imperterrito a perorare la causa dell'”indispensabilità ” dell’aeroporto, altrimenti guai. Anche Barilla recentemente ha spazzato il campo dalle ambiguità, o aeroporto (cargo) o declino. Questa è la visione degli industriali. Riconosco una chiarezza in questa posizione, nonostante sia contraria alla mia, chiarezza che invece manca spesso in politica, come dimostra la scelta fatta dalla maggioranza di concedere l’allungamento della pista. Un po’ come dire siamo contro il cargo ma la pista la facciamo allungare lo stesso, vigileremo noi sul fatto che rimanga passeggeri, fidatevi, per questo voteremo il nostro assenso lunedì.
Due scenari dal voto sull’aeroporto Verdi, e un paradosso (di Andrea Marsiletti)
L’aeroporto rischia di essere l’inceneritore di Michele Guerra, in fondo anche Pizzarotti si è fatto due mandati nonostante in campagna elettorale avesse fatto annunciare da Beppe Grillo che si sarebbe dovuti passare sul suo cadavere per realizzarlo. Si passò poi alla posizione “non possiamo farci nulla, vigileremo sull’inceneritore”, credo che lo slogan fosse di affamare l’inceneritore e sappiamo bene che anche quella promessa risultò vana. Eppure basta dare un’occhiata ai numeri per capire che da un punto di vista economico, il Verdi come scalo passeggeri è insostenibile. E uno scalo in perdita non lo vendi, e se non lo vende, Sogeap, cioè gli industriali, cioè gli editori della Gazzetta, non riusciranno a compensare il disastro economico di un fallimento imprenditoriale. Quindi perché non fruire di un bel finanziamento pubblico per rendere vendibile l’aeroporto di Parma attrezzato come hub cargo? Si rientrerebbe almeno un po’ delle perdite per gli investimenti sbagliati da decenni.
Chi invece perde e basta siamo tutti noi, che dovremo sborsare milioni di euro per ripianare gli investimenti sbagliati di un’intera classe dirigente, con in mano una promessa di sviluppo e benessere, che ormai è una locandina pubblicitaria ingrigita per lo smog che respiriamo a pieni polmoni da decenni.
E con lo sviluppo del cargo è destinata a diventare nera, perché la cattiva aria delle nostre parti sta li a dimostrare che di fronte alla grave crisi ambientale che fa della pianura padana la regione più inquinata d’Europa, si continua a far finta di essere nel cuore fragrante della food valley. Il green va bene per il marketing, ma quando si arriva al dunque ci sono mille scuse per procrastinare all’infinito questa benedetta transizione ecologica, e continuare a fare come prima.
Non crediamo più a questa idea di sviluppo, in cui interessi privati divengono indispensabili asset di sviluppo, e non siamo soli, per fortuna.
Lunedì vedremo col voto in consiglio comunale se la politica riesce ancora a esprimere una volontà collettiva, o se invece è rimasta soltanto un modo per gestire uno status quo all’ombra di influenti interessi. E il resto è marketing.
Andrea Bui, Potere al Popolo Parma

