“Per una giustizia che salva”: incontro martedì 24 ottobre all’Università di Parma

di UG

Si svolgerà Martedì 24 ottobre all’Università di Parma un dibattito sull’importanza della formazione in carcere. Ne parleremo con Vincenza Pellegrino e Veronica Valenti e Barbara Cusi.

La nostra Costituzione all’articolo 27 precisa che la funzione della pena è di rieducare il condannato, affidando agli elementi del trattamento definiti dall’ordinamento penitenziario – l’istruzione, il lavoro, la religione, le attività culturali, ricreative, sportive, i contatti con l’esterno ed i rapporti con la famiglia – le basi per la costruzione di un nuovo progetto di vita della persona condannata.

Indubbiamente il “motore” del cambiamento, in particolare per quei casi legati alla devianza e alla marginalità, è l’istruzione, indifferentemente intesa come “scolarizzazione” o come formazione professionale, vista soprattutto come scoperta della conoscenza, come superamento di quegli orizzonti sconosciuti o velati da una vita “sbagliata”. La scuola, lo studio in carcere è quindi una opportunità unica per lo sviluppo cognitivo e il recupero sociale di soggetti ormai adulti, ma non per questo da buttar via, perché l’educazione può cambiare radicalmente la persona, così come è dimostrato non solo dalle ricerche empiriche in ambito psico-socio-pedagogico ma anche dalle neuroscienze attraverso gli studi sulla plasticità cerebrale.

Nel carcere di Parma è attivo da diversi anni un polo formativo che vede la presenza di più scuole e percorsi che aprono anche all’Università, che in questo caso vede coinvolti non solo i docenti ma anche gli studenti della nostra università.

Il Polo Universitario di Parma fa parte della rete dei Poli esistenti in alcuni Atenei italiani, i quali negli anni hanno avviato progetti analoghi per garantire il diritto allo studio universitario a studenti detenuti e oggi sono riuniti in una Conferenza nazionale (la Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari – CNUPP) istituita presso la CRUI. La specificità del Polo Universitario di Parma è quella di accogliere studenti detenuti in regime di alta sicurezza, presentandosi quindi come una sfida particolare nel panorama nazionale.

Oltre agli esami, alle sedute di laurea e agli incontri con i docenti, all’interno dell’Istituto Penitenziario si tengono incontri di orientamento e brevi cicli di lezioni in presenza di studenti detenuti e non, sempre nel pieno rispetto delle condizioni che permettano la sorveglianza.

Per accompagnare gli studenti-detenuti nel percorso di studio e assisterli nell’espletamento di tutte le attività connesse alla carriera universitaria, è prevista la presenza di tutor, studenti iscritti all’Università alle lauree magistrali o a Corsi di Dottorato.

 

† Terra Santa 10 – Il “velo di Veronica”, un’altra stella femminile che brilla nella cristianità (di Andrea Marsiletti)

 

Ecco la testimonianza di un detenuto, Mario: “Se mi guardo intorno e rifletto sulle persone che ho conosciuto in questi lunghi anni di detenzione, viene fuori una percentuale altissima di detenuti con un livello culturale basso. Comprendo che non conoscere equivale a non sapere molte cose della vita, si vive in una dimensione limitata. Vengo arrestato giovanissimo, con il titolo di studio di licenza media, ottenuta tra l’altro senza troppo impegno. Mi sono ritrovato ristretto con una pena che superava di un terzo la mia età anagrafica. Decisi di iscrivermi alla scuola media superiore. Più passavano gli anni di scuola, più restavo affascinato da questo nuovo mondo, fino a quel momento a me del tutto sconosciuto. Mi diplomai con un buon voto: 90/100. Appena diplomato, passai subito all’università, oggi sono al terzo anno e ogni esame che preparo si rivela molto significativo, tra gli argomenti e i grandi autori che maggiormente mi hanno colpito: Giacomo Leopardi con il Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro GutierrezI Malavoglia di Verga e lo spirito di sacrificio presente in molti dei suoi personaggi. Grazie ai quali ho allargato ancora di più l’orizzonte del mio sapere”.

“Proprio attraverso la conoscenza, frutto di questi anni di studio, la mia mente si è aperta e ho avuto la possibilità di vedere oltre l’apparenza. Gli studi mi hanno permesso di capire chi siamo, da dove veniamo e chi possiamo essere. Mi hanno insegnato i valori della vita, la riflessione, la temperanza. La conoscenza acquisita attraverso lo studio e la presenza costante dei prof., che ci accompagnano in questo percorso, ha fatto sì che realmente diventassi una persona diversa da quella che sono stato. II carcere è il ritrovo di tantissime persone che per scelta o per circostanze non hanno mai avuto un approccio serio alla cultura e allo studio”.

“Oggi ritengo che il carcere non sia solo fabbrica del crimine, ma possa essere anche un’officina di riparazione, concetto molto caro anche ad un’amica che mi ha incoraggiato ad intraprendere questo percorso. Grazie ai professori che hanno messo la loro professione a disposizione di tante persone come me, ristrette nei vari istituti di pena”.

Di questo dibatteremo Martedì 24 ottobre alle ore 17.30 Aula magna – Sede centrale – della nostra Università, con Vincenza Pellegrino e Veronica Valenti e Barbara Cusi.

Don Umberto Cocconi

 

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